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Parco Sirente Velino, no a riperimetrazione dei confini

Parco Sirente Velino, no a riperimetrazione dei confini


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AVEZZANO. Fuoco di sbarramento del Parco Sirente Velino in difesa dei preziosi territori messi a rischio da una proposta di riperimetrazione mirata ad escludere tremila e 300 ettari di una delle zone di maggior pregio naturalistico e paesaggistico, oggetto di tre interventi, finanziati dall’Unione Europea, di tutela e salvaguardia dell'orso bruno marsicano e dei delicati ambienti dell'area.

 

Unanime la richiesta dei vertici dell'Ente messa sul tavolo del Consiglio Regionale d’Abruzzo: “rigettare la proposta di riperimetrazione avanzata dal consigliere Luca Ricciuti”. La contrarietà politica è corredata da un corposo dossier che mette nero su bianco l'altissima valenza ambientale di quei territori nei comuni di Rocca di Mezzo e Rocca di Cambio, il primo assolutamente contrario all'idea, il secondo comunque non favorevole.

 

Il presidente del Parco e l'intero consiglio di amministrazione chiedono ai consiglieri regionali, nel rispetto dei ruoli istituzionali, che la proposta di legge venga respinta o rimandata alla commissione consiliare competente che non si è espressa in merito, in virtù dei regolamenti consiliari, per permettere l'audizione delle comunità locali rappresentate dalla comunità del parco e dai Comuni. Evidenziano inoltre che già a suo tempo l'Ente si è dichiarato contrario, anche perché la proposta in oggetto è carente di studi prodromici fondamentali, quali la vas (valutazione ambientale strategica), che comporterebbero con certezza l'infrazione delle norme comunitarie. Inoltre fanno presente che nel corso formativo della proposta, la cartografia illustrante il progetto di legge è cambiata dopo le audizioni iniziali.

 

I due settori oggetto della proposta sono parte dei Piani di Pezza e dell'Altopiano delle Rocche. In tali zone sono inclusi numerosi habitat e specie altamente protette.

Con l'esclusione dal Parco di tali aree,  l'unico risultato tangibile sarebbe l’apertura della caccia, che è stata fortemente contestata anche dai numerosi turisti amanti di queste zone. Il tutto comporterebbe quindi anche gravi danni economici, in un periodo già di profonda crisi.

Sono diversi dunque i motivi che dovrebbero spingere ad un’interruzione dei tagli imposti dall'alto, per aprire invece un confronto con il basso, ovvero con i rappresentanti delle comunità locali.