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Aumento Iva, Confesercenti sul piede di guerra

Aumento Iva, Confesercenti sul piede di guerra


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AVEZZANO. Da ieri 30 settembre, come noto, anche le attività commerciali del nostro territorio sono gravate dell’aumento Iva al 22%.

«Si tratta di una vera e propria doccia fredda per le nostre imprese» commenta il presidente Confesercenti provincia dell’Aquila Domenico Venditti «proprio nel momento in cui sembrava tornasse un po’ di ottimismo e fiducia nel consumatore e, da più parti, a torto o a ragione, si parlava di ripresina, questo provvedimento rischia di rimettere tutto in discussione, con danni significativi soprattutto per territori disagiati come il nostro».

 

«L’instabilità politica, frutto di capricci di una classe dirigente che definire inadeguata è ormai una banalità, sommata all’entrata in vigore di provvedimenti che niente hanno a che vedere con la tenuta delle imprese» continua Venditti «rischia di costarci tantissimo anche in termini di salvaguardia dei livelli occupazionali e del reddito delle famiglie».

 

«Esprimiamo grande preoccupazione» aggiunge il presidente «per i rischi che si profilano sulla stabilità di governo, proprio in un momento in cui avremmo necessità di un esecutivo che sia in condizioni di approvare la legge di stabilità e gli altri provvedimenti urgenti, per valorizzare le potenzialità di ripresa e assicurare la tenuta dei conti pubblici. La drammaticità della situazione, evidente a tutti e confermata dai dati, imporrebbe al governo l’urgenza di varare misure che diano risposte immediate a famiglie e imprese che ormai sono allo stremo. Le imprese del terziario di mercato e dell’artigianato, che vivono prevalentemente di domanda interna e che scontano gli effetti di un livello record di pressione fiscale, di una stretta creditizia senza precedenti, di una burocrazia asfissiante, complicata e costosa, anche per ottenere il pagamento dei crediti dalle pubbliche amministrazioni, non sono più nella condizione di sopportare ulteriori aumenti di tasse».

 

L'aumento dell'aliquota Iva riguarda la gran parte dei prodotti, si tratta di quasi il 70% dei beni commercializzati e di quasi tutti i servizi. Le tasche dei cittadini si troveranno a subire un ulteriore prelievo fiscale, mentre i negozianti e le imprese sono stati chiamati, nell’arco di 24 ore, ad adeguarsi, adattando strumenti ed eventualmente i prezzi.

Oltre al danno anche la beffa: una corsa contro il tempo con innumerevoli disagi per l’adeguamento dei registratori di cassa, del registro corrispettivi, ecc.. Si prevede che la quasi totalità dei negozi assorbirà l'incremento Iva fino a quando potrà. Ma quando i costi alla produzione saliranno per effetto dell'incremento dei costi dei trasporti e, se pensiamo che l'80% delle merci in Italia viaggia su gomma, le ripercussioni sui prezzi al consumo sono facilmente prevedibili, anche i negozianti dovranno adeguarsi. Una situazione intollerabile.

 

Il presidente Venditti ritiene indispensabile una reazione forte da parte del mondo della rappresentanza delle piccole e medie imprese. «Intendo lanciare un appello» conclude «alla nostra associazione nazionale, ma anche a Rete Imprese Italia, perché si faccia sentire forte la voce delle nostre imprese: dal 2008 il potere di acquisto delle famiglie è calato del 9,7% e, nel 2013, i consumi stanno continuando a diminuire ad un ritmo superiore al calo del Pil. Occorre cancellare definitivamente l’aumento dell’Iva ed escludere dall’imposizione Imu tutti gli immobili strumentali all’attività d’impresa e trovare le risorse necessarie attraverso una più coraggiosa e incisiva azione di riduzione della spesa pubblica per restituire risorse e fiducia a cittadini ed imprese».       


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