Cronaca

Arresti per tangenti sulla ricostruzione dell’Aquila: si dimette il vicesindaco Riga

Otto gli indagati, di cui 4 agli arresti domiciliari, con accuse di corruzione, millantato credito, appropriazione indebita, falsità materiale e ideologica


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L'AQUILA. Tangenti sugli appalti per la ricostruzione post terremoto del 2009 al Comune dell’Aquila, l’inchiesta Do ut Des della Procura del capoluogo ha portato gli agenti della Polizia di Stato ad eseguire arresti e perquisizioni in città e nella provincia.

 

Sarebbero otto gli indagati, di cui quattro agli arresti domiciliari,  con accuse di corruzione, millantato credito, appropriazione indebita, falsità materiale e ideologica, le presunte tangenti ammonterebbero a mezzo milione di euro.

 

Tra questi spicca il nome di Roberto Riga, vice sindaco dell’Aquila, all’epoca assessore all’urbanistica, dimessosi questa mattina “perché questa vicenda non vada a minare l’attività del sindaco, dell’amministrazione comunale e della Giunta.”

 

Personaggi di spicco anche due dei quattro arrestati ai domiciliari, si tratta infatti di Pierluigi Tancredi, attuale dirigente dell’Asl numero 1, e Vladimiro Placidi, assessore comunale alla ricostruzione dei beni culturali dopo il terremoto nel primo mandato del sindaco Cialente.

 

Ai domiciliari anche Daniela Sibilla, dipendente collaboratrice del Consorzio beni culturali, e Pasqualino Macera. Tra gli altri denunciati, oltre a Riga, ci sono Mario Di Gregorio, all’epoca dei fatti funzionario responsabile dell’ufficio Ricostruzione, Fabrizio Menestò, ingegnere di Perugia, all’epoca direttore dei lavori per la messa in sicurezza di Palazzo Carli, e Daniele Lago, imprenditore di Bassano Del Grappa.

 

Mi sento tradito, chiedo disperatamente alla Magistratura di fare piena luce, illuminando  qualsiasi angolo di questa amministrazione” ha dichiarato il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, “spero che tutti gli indagati possano difendersi dalle accuse perché ogni ombra su questa vicenda danneggia l’immagine di una città che ha diritto ad essere ricostruita”.

 

Tredici le perquisizioni tra gli uffici del Comune dell’Aquila, ditte e abitazioni private, secondo gli inquirenti esisterebbe un vero e proprio sistema di corruzione in cui degli imprenditori fornivano denaro e moduli abitativi provvisori ai funzionari pubblici per avere in cambio l’aggiudicazione di appalti per i lavori di messa in sicurezza di strutture colpite dal sisma.


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