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La Panarda abruzzese arriva sulle pagine del Washington Post: un'italianità rievocata

L'Unesco ha avviato il lungo iter istruttorio per il riconoscimento della Panarda come Patrimonio Immateriale dell’Umanità


Preparazione della Panarda - Foto Paolo Simoncelli.jpg

VILLAVALLELONGA. Ha destato molta eccitazione e grande stupore la pubblicazione, da parte dell’autorevole quotidiano statunitense Washington Post, di un interessante articolo sulla Panarda, l’antichissimo banchetto devozionale che si tiene annualmente a Villavallelonga la notte del 16 gennaio.

 

L’articolo, pubblicato dal quotidiano lo scorso 31 dicembre e successivamente ripreso nelle sezioni “Food” e “Travel” di altre importanti testate americane, è stato scritto dalla giornalista di madre abruzzese, Domenica Marchetti, e prende spunto dalla curiosa iniziativa del ristorante “Le Virtù” di Philadelphia di proporre nel proprio menù i piatti tipici del tradizionale banchetto commemorativo abruzzese.

 

La rivisitazione della Panarda da parte del rinomato ristorante specializzato nella cucina tipica abruzzese e dell’Italia Centrale prevede un pasto di nove ore e 40 portate, al prezzo di 250 dollari e permette ai clienti di cimentarsi in una variegata e lunga maratona gastronomica accompagnata da una selezione di vini abruzzesi.

 

Nel corso degli anni, l’antichissimo banchetto della Panarda e i festeggiamenti in onore di Sant’Antonio Abate  stanno riscuotendo notevole interesse a livello nazionale e internazionale, da parte di studenti universitari, storici, antropologi, trasmissioni televisive nonché l’attenzione dell’Unesco che, da qualche anno, ha avviato il lungo e difficoltoso iter istruttorio per il riconoscimento della Panarda come Patrimonio Immateriale dell’Umanità.

 

La festa di Sant’Antonio Abate, che si celebra annualmente a Villavallelonga il 16 e 17 gennaio trova il suo momento principale nella Panarda, alla quale ognuno partecipa in un clima di eccezionale solennità, ritenendosi responsabile ed obbligato a mantenere viva una tradizione che appartiene al comune patrimonio culturale.

 

Interessante  l’idea che, oltreoceano, si mantengano così vive le tradizioni, magari trasformandole nel corso degli anni in veri e propri “prodotti commerciali di successo”.

 

Come affermano i proprietari del ristorante “Le Virtù” l’obiettivo principale dell’iniziativa è offrire ai partecipanti la possibilità di sentirsi parte di una devozione e di un’italianità che tutti sentono l’obbligo morale di rievocare, facendo  conoscere alle giovani generazioni e ai figli degli emigranti l’autenticità delle proprie radici.

 

La versione integrale dell’articolo in Inglese e la relativa traduzione Italiana è disponibile sul blog dell’Associazione: associazionedfp.blogspot.it/p/la-festa-di-s-antonio-abate.html


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