Cultura 07:00

Il nuovo appuntamento con la rubrica "Racconti dalla Marsica e dintorni"

La seconda puntata de "Il fatalista filosofo"


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Una buona filosofia di vita è la più ricca eredità che un padre possa lasciare ai propri figli


Gli incidenti di un.....filosofo

 Quando gli riferivano pettegolezzi e calunnie sul suo conto, il fatalista filosofo li ascoltava

con un'espressione sorridente e meravigliata senza fare domande. Poi ringraziava le persone che gli

facevano la "soffiata" e lasciava cadere il discorso. Ovviamente era un modo elegante per liquidarle.

La sua reazione assomigliava molto a quella che, in circostanze analoghe, aveva un personaggio

pubblico famoso per la sua imperturbabilità e per le battute ironiche con cui sdrammatizzava le

situazioni serie. Dopo aver ascoltato con pazienza ciò che le malelingue dicevano di lui,

commentava sempre così: "Oggi ho saputo su di me cose che io stesso ignoravo".

Il fatalista filosofo non aveva mai sopportato i calunniatori e i pettegoli perché li riteneva

persone mediocri e pericolose che rovinavano con facilità - sia con cattiveria sia stupidamente -

reputazione ed esistenze altrui, spesso con argomentazioni false o basandosi su dicerie; ecco perché

evitava accuratamente di farsi coinvolgere nei loro chiacchiericci. Tra l'altro, egli era ben

consapevole del detto: "Chi ti parla male degli altri, prima o poi parlerà male di te agli altri" e

questo era un motivo in più per tenere a distanza quanti avevano l'attitudine alla maldicenza. Questa

sua avversione per la mediocrità mi faceva venire in mente una massima che insegna alle persone a

comportarsi all'altezza della loro dignità. Essa recita: "Ogni nostro pensiero o ci migliora o ci fa

peggiorare; ecco perché tutto ciò che pensiamo merita un'attenta e coscienziosa valutazione".

È rimasta famosa la singolare penitenza che un santo aveva dato ad una signora che, in

confessione, gli aveva confidato di essere incline alla maldicenza. Dopo averla assolta, le disse di

andare a casa, di prendere una gallina e di tornare da lui spiumandola lungo la strada. Quando fu di

nuovo davanti a lui, le disse di tornare a casa e di raccogliere una ad una tutte le piume che aveva

lasciato cadere. "È impossibile, il vento le ha disperse!" rispose perplessa la signora. "Vedi - le disse

il santo - come è impossibile raccogliere le piume una volta sparse al vento, così è impossibile

ritirare le mormorazioni e le calunnie una volta che sono uscite dalla bocca". Un filosofo greco

combatteva i pettegolezzi e le calunnie filtrando preventivamente le informazioni che qualcuno si

apprestava a riferirgli. Prima di sapere una notizia, egli chiedeva al suo informatore se ne aveva

accertato la veridicità e se era utile per qualcosa. Se capiva che si trattava di una semplice diceria,

non voleva saperla.

La saggezza popolare è ricca di proverbi su come difendersi dai pettegolezzi e dalle

calunnie. "A parole sceme opponi orecchie sorde" e "Degli orecchi questo è l'uso: uno aperto e

l'altro chiuso" sono solo alcuni di essi. Il fatalista filosofo non conosceva tanti aneddoti e proverbi sulla maldicenza, ma era una persona di buonsenso ed aveva rispetto per il prossimo e ciò era

sufficiente per indurlo ad avere un comportamento sociale dignitoso. Egli aveva anche un modo

originale ma efficace di difendersi dalle critiche e dagli sfottò. Quando qualcuno gli faceva notare i

suoi errori e i suoi difetti, anziché prendersela, la maggior parte delle volte la buttava sul ridere

dando risposte diplomatiche tipo "sbagliando si impara, quindi lasciatemi sbagliare", "chi è senza

peccato scagli la prima pietra" o "sono consapevole dei miei limiti, ma anche di non essere

circondato da giganti". Questo atteggiamento scanzonato era in linea con due detti che, se messi in

pratica, sono una valida terapia antistress. Essi recitano: "Beato l'uomo che sa ridere di se stesso;

non smetterà mai di divertirsi" e "Bisogna imparare a ridere dei propri difetti in modo da togliere ai

propri nemici il piacere di farlo".

Il fatalista filosofo come automobilista non aveva mai avuto una vita facile. Lo testimoniano

gli innumerevoli incidenti, per fortuna mai gravi, in cui era rimasto coinvolto. "Purtroppo, quando

guido la macchina, la fortuna va in senso contrario" ripeteva abbozzando un sorriso quando qualche

persona invadente gli rammentava le sue disavventure automobilistiche. Tuttavia, anche quando era

coinvolto in incidenti, il suo carattere e la sua visione della vita gli venivano in soccorso e lo

aiutavano a contenere lo stress. Tanto che li raccontava quasi con divertimento agli amici mettendoli

di buonumore anziché angosciarli.

Non avendo il garage, egli parcheggiava abitualmente la sua automobile sotto casa. Una sera

d'estate, mentre era affacciato alla finestra a godersi il fresco, vide una sua vicina di casa fare delle

manovre maldestre davanti alla sua auto con una macchina di grossa cilindrata. Era reduce da tanti

incidenti e quindi si allarmò immediatamente. "È difficile che me la scampi; a meno che non scenda

in strada lanciandomi dalla finestra come Spiderman" disse tra sé e sé guardando perplesso

l'evolversi della situazione. "Non feci in tempo a terminare queste riflessioni che la signora mi

fracassò in retromarcia i fari e il fascione parafango dell'automobile; le mie infauste previsioni

purtroppo si erano rivelate esatte" raccontò. Poi aggiunse: "A quel punto avevo due possibilità:

arrabbiarmi con la signora o prenderla con filosofia e trovare una soluzione al problema. Nel primo

caso avrei fatto due fatiche: quella di arrabbiarmi, poi quella di calmarmi e comunque avrei dovuto

trovare una soluzione; nel secondo caso, dovevo solo trovare la soluzione senza litigare e stressarmi

inutilmente. Valutai quest'ultima scelta come la più conveniente per me dato che la rabbia non

avrebbe cambiato la situazione, ma solo complicato le cose. Feci un bel respiro, aprii la porta di

casa e mi misi in attesa". Il fatalista filosofo, anche nei momenti di agitazione, difficilmente

rinunciava al linguaggio forbito e alle pause studiate; neanche in questa circostanza lo fece. Non

appena vide la donna salire le scale che portavano al suo appartamento con il chiaro intento di

avvertirlo del danno, uscì sul pianerottolo, le andò incontro e, facendo buon viso a cattivo gioco, le

disse: "Venga signora sono al corrente dell'accaduto e la stavo aspettando. Non si preoccupi,

chiariremo tutto". La donna era visibilmente mortificata e la cordialità del fatalista filosofo le

risollevò il morale; fu ben felice di sistemare la questione dal punto di vista assicurativo in un clima

sereno. Trattenere la rabbia e affrontare la situazione con filosofia era stata ancora una volta la

scelta giusta. Questa vicenda mi fece venire in mente un insegnamento del Mahatma Gandhi, la cui

autorevolezza scaturiva anche dalla coerenza dei suoi comportamenti con quanto predicava. Egli

diceva: "Ho imparato mediante amare esperienze a preservare la mia rabbia. E, come il calore che

non si disperde si trasforma in energia, così la nostra rabbia dominata si trasforma in una forza

capace di muovere il mondo".

Un giorno il fatalista filosofo fu costretto ad incolonnarsi con la sua utilitaria in una strada

del centro per via dell'intenso traffico. Si era appena fermato quando la vettura che lo seguiva, a

causa di una distrazione del guidatore, lo tamponò violentemente. Non fece neanche in tempo a

rendersi conto di quanto stava accadendo che un'altra vettura urtò quella dietro alla sua, già responsabile del primo tamponamento, spingendola in avanti e provocando un secondo forte

impatto ai suoi danni. A questo punto, il fatalista filosofo aprì la portiera e rotolò letteralmente fuori

dalla sua macchina. Alzatosi e messosi precipitosamente in salvo sul marciapiede, si rivolse ai due

automobilisti che lo seguivano e, facendo un ampio gesto liberatorio, disse: "E adesso fate un po'

come cacchio vi pare, tanto sono sceso!". Il suo buonumore era duro a morire. Lui non era il

Mahatma Ghandi, ma si sforzava di rendere i suoi comportamenti coerenti con la sua positiva

filosofia di vita soprattutto nei momenti di difficoltà e questo era un bene per lui e per gli altri.

Una volta, però, il buonumore del fatalista filosofo fu messo a dura prova. A causa della

strada ghiacciata, la sua automobile sbandò finendo addosso ad un muro. Fortunatamente lui rimase

illeso, ma la vettura subì rilevanti danni ad una fiancata. "Capita anche questo" pensò tra sé e sé e,

pragmatico come era, chiamò un carro attrezzi e la fece portare dal suo carrozziere di fiducia. Dopo

una settimana gli fu riconsegnata. Era stata riparata alla perfezione. L'intera carrozzeria era stata

anche lucidata, tanto che sembrava appena uscita dalla fabbrica. Per una settimana si era dovuto

arrangiare per gli spostamenti. Avendo di nuovo a disposizione l'automobile, ne approfittò subito

per sbrigare alcune faccende rimaste in arretrato. Per stare più tranquillo, non la parcheggiò negli

appositi spazi ai lati delle strade del suo affollato quartiere, ma in un piccolo spiazzo appartato nelle

vicinanze del negozio di un suo amico che era al corrente del suo ultimo incidente. Si era appena

allontanato quando un camioncino carico di merce che doveva scaricare nei paraggi arrivò proprio

in quel piccolo largo per fare manovra. Nel fare retromarcia, non frenò tempestivamente e urtò

contro l'automobile del fatalista filosofo causandole quasi gli stessi danni di una settimana prima.

L'autista del camioncino si recò tutto mortificato nel vicino negozio per chiedere se qualcuno

conoscesse lo sfortunato proprietario dell'automobile in modo da rintracciarlo e sbrigare le pratiche

assicurative. Il negoziante, trattandosi della macchina del suo amico che aveva visto parcheggiare

pochi minuti prima, si attivò per trovarlo. Non ci mise molto ad individuarlo in un ufficio lì vicino

ma, sapendo del precedente incidente, si guardò bene dall'anticipargli la brutta notizia. "Di che si

tratta?" disse il fatalista filosofo al suo amico negoziante allorché questi lo invitò a tornare subito

dove aveva parcheggiato perché c'era un signore che lo aspettava. "Non saprei!" gli rispose asciutto

il negoziante dirigendosi di buon passo verso lo spiazzo in modo da costringerlo a seguirlo senza

dargli il tempo di rivolgergli altre domande. Il fatalista filosofo si trovò in un batter d'occhio in

prossimità della sua automobile, anche se non riusciva a vederla essendo coperta dal camioncino.

L'autista di quest'ultimo, vedendolo arrivare e immaginando che fosse stato messo al corrente

dell'accaduto, gli si prostrò davanti chiedendo più volte scusa senza mai citare l'incidente. "Chi è

questo signore, cosa vuole da me?" chiese il filosofo perplesso rivolgendosi ad alcune persone che

si erano avvicinate in quel posto richiamate dal rumore dell'incidente. Nessuno osò rispondere.

"Beh, andiamo a vedere!" mormorò il fatalista filosofo aggirando sconsolato il camioncino.

Considerando il contesto e la sfortuna che lo perseguitava come automobilista, solo di un danno alla

sua auto si poteva trattare. "Noooo!" urlò, mettendosi le mani fra i pochi capelli che aveva, nel

vedere come era ridotta la fiancata appena riparata della sua auto. L'autista del camioncino gli

ribadì, ancora più mortificato e quasi piangendo, la sua disponibilità ad assumersi la colpa e a

risarcirgli il danno tramite l'assicurazione. "Mi devi scusare, non l'ho fatto apposta" aggiunse con un

filo di voce. "Capo lei ha ragione, io non ce l'ho con lei, ma deve consentirmi di incacchiarmi!"

rispose piccato il fatalista filosofo e gli scapparono un paio di parolacce. Era un buono, ma sfogarsi

e sbraitare contro l'accanirsi della sfortuna era il minimo che potesse fare in quell'occasione. Per una

volta, senza eccedere, aveva accantonato la sua visione filosofica della vita e il suo stile, ma era

pienamente giustificato. Era un filosofo, non un santo. Tuttavia si rasserenò subito e l'incidente si

chiuse con una cordiale stretta di mano tra lui e l'autista del camioncino.

 

Un giorno di sconforto è un giorno perduto e la vita è fatta di giorni.

 

La spesa "esagerata"

 

Le disavventure automobilistiche non erano le sole con cui il fatalista filosofo aveva dovuto

fare i conti. Egli era appassionato di....

 

Luigi Buttari


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