IL FATALISTA FILOSOFO
(continuazione)
Un giorno di sconforto è un giorno perduto e la vita è fatta di giorni.
La spesa "esagerata"
Le disavventure automobilistiche non erano le sole con cui il fatalista filosofo aveva dovuto
fare i conti. Egli era appassionato di ciclismo. Un pomeriggio acquistò una bici da corsa nuova.
Fremeva all'idea di provarla subito ma, abitando in una zona urbana molto trafficata, rimandò la
pedalata a tarda sera. Verso mezzanotte indossò il suo completo da ciclista, inforcò la bici e iniziò
una folle corsa su una delle strade principali del suo quartiere. Questa era larga, piana, dritta e ben
illuminata. "A quell'ora non c'era anima viva e non resistetti alla tentazione di andare a tutta birra,
nonostante di solito fossi prudente" raccontò tempo dopo ad un gruppo di amici. Poi aggiunse: "Per
circa mezzo chilometro andò tutto liscio ma, sul più bello, ecco l'imprevisto. In prossimità di un
incrocio un'automobile non rispettò lo stop e mi tagliò improvvisamente la strada. Ero lanciatissimo
e la macchina pirata si trovava ad una decina di metri da me. In quel momento ritenni che prenderla
in pieno fosse la soluzione migliore per me". A queste parole i suoi amici scoppiarono in una
fragorosa risata. Solo un tipo originale come lui poteva decidere di investire un'auto pirata con una
bicicletta, anziché cercare di evitarla sterzando bruscamente. Il fatalista filosofo fece un sorrisetto
tipico di chi sa di aver fatto la scelta giusta. Poi riprese: "Il bello è che l'automobilista agevolò suo
malgrado la mia manovra da kamikaze. All'ultimo momento frenò e la sua vettura si trasformò in
una barriera fissa contro cui mi schiantai violentemente. Rimasi illeso. Per quanto fosse
paradossale, l'idea di 'speronare' di proposito la macchina si era rivelata opportuna perché mi evitò
sbandamenti pericolosi e conseguenze sicuramente più gravi. Nonostante lo scontro fosse stato
impari data la sproporzione esistente fra i due mezzi coinvolti, il pirata della strada ebbe la peggio
dal punto di vista dei danni materiali". Gli amici lo guardarono perplessi. Lui fece una breve pausa;
poi spiegò: "Dopo l'impatto la situazione era la seguente: la mia bici aveva le ruote in parallelo tipo
carrozzina per invalidi. Io ero con le ginocchia sul cofano motore dell'auto pirata e la faccia
spiaccicata sul parabrezza, lato autista. Anche lui aveva la faccia premuta contro il vetro proprio
sopra lo sterzo. Mi guardava allibito. Le nostre facce deformate come due maschere ridicole
rimasero alcuni secondi una contro l'altra separate da pochi millimetri di vetro. Ci conoscevamo.
Per superare l'imbarazzo, non trovai di meglio che abbozzare un sorrisetto ironico e salutarlo con la
mano sinistra". Quando sia il filosofo fatalista sia il pirata della strada si ricomposero e si misero a
valutare i danni, si accorsero che la bici era sì andata distrutta ma, complici la velocità e la stazza
del ciclista, nell'impatto il manubrio ed altre parti metalliche avevano urtato contro la fiancata
sinistra dell'auto facendo non pochi danni alla carrozzeria e lesionando il finestrino. Senza contare
che, piombando con il suo peso sul cofano dell'utilitaria, il fatalista filosofo lo aveva affossato
vistosamente. "Se mi fossi scontrato con un camion forse mi sarebbe andata meglio!" disse
sconfortato lo "sfortunato" pirata della strada quando si rese pienamente conto della situazione.
"Grazie al mio peso e alla mia foga, avevo trasformato la mia bici in un missile" disse sornione il
fatalista filosofo ai suoi amici facendoli ridere di gusto. Non rispettare il codice della strada era costato caro all'automobilista indisciplinato. Come faceva quasi sempre, il fatalista filosofo aveva
sdrammatizzato e reso comico l'incidente sia quando si era verificato sia raccontandolo ai suoi
amici tempo dopo. Il suo comportamento nelle circostanze più difficili dimostrava che era un
maestro di combattimento dei pensieri negativi. La sua linea di condotta era continuamente ispirata
al detto "O elimini i pensieri negativi o i pensieri negativi elimineranno te". I nefasti effetti sulla
salute di questi ultimi sono noti a tutte le persone di buonsenso. Meno visibili, ma altrettanto
devastanti sono i loro effetti sulla nostra vita sociale e di relazione, come ben sintetizza il saggio
insegnamento secondo cui "A chi è vittima di pensieri negativi è difficile che capitino situazioni,
occasioni ed incontri positivi". D'altra parte, noi siamo ciò che pensiamo. Se pensiamo con serenità,
appariremo sereni e susciteremo serenità intorno a noi. Se siamo in preda all'ira, l'irascibilità
contraddistinguerà la nostra persona e la nostra condotta con conseguenze nefaste sulle nostre
relazioni interpersonali. Per tutte queste ragioni è opportuno frequentare il più possibile persone
positive e concentrarsi su pensieri costruttivi cercando di essere felici per quel che si ha. Tra l'altro, i
pensieri e i sentimenti negativi non indeboliscono solo il nostro sistema immunitario, ma anche la
nostra capacità di amare, di volere e di sperare. In altre parole, avere una visione negativa della vita
ostacola la nostra affermazione sociale. "La capacità di persuasione della persona amareggiata e
risentita è di gran lunga inferiore rispetto a quella della persona serena" recita una massima che
sottolinea l'opportunità di conservare il più possibile l'animo lieto se si vuole assicurare forza e
successo alle proprie idee. Il fatalista filosofo aveva capito che per vivere bene occorre sforzarsi di
individuare i lati positivi negli altri e in ciò che accade perché questa buona abitudine, oltre ad avere
benefiche ripercussioni sulla salute, permette di acquisire una formazione mentale costruttiva ed un
buon equilibrio interiore. Anche un'altra verità gli era ben chiara. Essa è sintetizzata dal detto "La
persona ragionevole si adatta intelligentemente al mondo; quella irragionevole cerca di adattare il
mondo a sé". Anche grazie a lui ho imparato ad apprezzare questa massima che, a mio avviso, segna
inequivocabilmente il confine più importante tra la saggezza e la stoltezza.
Un'estate il fatalista filosofo rimase coinvolto in una divertente situazione in Grecia, dove si
trovava per motivi di lavoro, per via della sua mancanza di dimestichezza con la lingua locale e
della sua incompetenza in fatto di cambi monetari (allora in quel paese c'era la dracma). Un
pomeriggio uscì dall'albergo in automobile per fare un giro nei dintorni. Il caldo era torrido e
l'arsura insopportabile. Così, non appena vide due carretti carichi di meloni e cocomeri parcheggiati
lungo la strada, si fermò per comprare uno di quei succosi frutti e spegnere la sete. "Feci un rapido
calcolo, basandomi sul valore dei meloni in lire" raccontò "poi detti alcune dracme a uno dei due
commercianti ed indicai il carretto dei meloni. I venditori si guardarono perplessi e rimasero
immobili. Vedendo quella reazione, ritenni di aver fatto mio malgrado la figura del micragnoso e mi
sentii a disagio. La situazione di imbarazzo durò svariati secondi. Poi, uno dei venditori ruppe gli
indugi; aprì il cofano della mia macchina e vi mise dentro un melone, poi un altro, poi un altro
ancora. Dandosi il cambio con il collega lo riempirono fino all'inverosimile e a fatica lo chiusero,
mentre io guardavo stupito il carretto di meloni rimasto ormai vuoto. Accesi la macchina per
andarmene, ma uno dei due commercianti mi si parò davanti e mi indicò il carretto carico di
cocomeri fermo sull'altro lato della strada. Nel frattempo, il suo collega aveva già aperto la portiera
posteriore della mia automobile e si apprestava a srotolare della carta paglia sul sedile per
sistemarvi chissà quante angurie. Rischiavo di essere sommerso dai cocomeri. Chiusi la portiera
posteriore senza scendere dall'automobile, salutai frettolosamente i due commercianti affacciandomi
dal finestrino e fuggii via a tutta velocità. C'era il concreto pericolo che sganciassero il carretto di
cocomeri dall'asino che lo trainava e lo agganciassero dietro alla mia vettura. Ancora oggi mi
chiedo quanto costassero meloni e cocomeri in Grecia in quel periodo".
Quando penso al fatalista filosofo mi viene spesso in mente una saggia raccomandazione in
cui mi sono imbattuto nelle mie ricerche sulla saggezza. Dedicargliela è il minimo che possa fare
per lui, perché è una delle persone che con la sua condotta ed i suoi insegnamenti mi ha indicato
alcuni sentieri utili per districarmi nell'impervio cammino della vita conservando il buonumore.
Essa recita: "Ricordati che oggi incontrerai uno stolto che metterà a dura prova la tua bontà e la tua pazienza, un maldicente che sparlerà di te, un furbo che cercherà di usarti, un presuntuoso che
pretenderà di avere ragione a tutti i costi, un prepotente che cercherà di sopraffarti, un iracondo che
ti trasmetterà rabbia. Ma tu non ti lascerai turbare più di tanto, perché sarai in compagnia di un
moderato che frenerà le tue reazioni, un buono che tramuterà in bene tutto il male che riceverai, un
saggio che ti guiderà sulla retta via e ti farà prendere delle buone decisioni, ovvero sarai in
compagnia di te stesso".
Buttari Luigi
Chi parla in faccia non è traditore.
IL GIUSTIZIERE BATTUTISTA
Era famoso per le sue battute micidiali con cui metteva in ridicolo quelli........