Cultura 06:30

Il nuovo racconto di Luigi Buttari

Per la rubrica "Racconti dalla Marsica e dintorni": Un brindisi particolare


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Una parola usata con intelligenza può colpire più di 100 schiaffi

 

Un brindisi particolare


La sua vita specchiata permetteva al giustiziere battutista di togliersi vari sassolini dalle scarpe. A lui non si poteva controbattere con la massima "Parla male della mia vita quando la tua sarà un esempio". Era sempre stato poco comprensivo nei confronti delle persone scorrette e di chi commetteva errori a cuor leggero. Questo suo atteggiamento aveva una logica ben sintetizzata dal detto "Perdonando troppo a chi falla, si fa torto a chi non falla". Preferiva ispirarsi alla massima "A brigante, brigante e mezzo" a cui riconosceva una più efficace funzione educativa. Se c'era malafede e superficialità, non faceva mai distinzione tra potenti e povera gente perché per lui gli errori, le prepotenze, le cattiverie erano tali sempre chiunque ne fosse responsabile. "L'ignoranza ingenua e quella malefica sono entrambe pericolose; quest'ultima ha solo l'aggravante dell'intenzionalità" recita una massima che esprime bene il suo pensiero. Era implacabile soprattutto con i recidivi. "Chi inciampa per due volte nella medesima pietra non merita compassione" recita un detto a cui inconsapevolmente ispirava la sua condotta.

 

Un giorno incominciò fin dal mattino ad offrire consumazioni al bar a conoscenti e passanti come se dovesse festeggiare una ricorrenza. Le persone accettavano ma, come era prevedibile, chiedevano la ragione del brindisi. E lui: "Come, non avete saputo!? Hanno imbrattato di vernice i muri di casa e l'automobile ad una grandissima testa di cavolo!". In effetti, ad una persona spavalda ed antipatica la notte precedente ignoti avevano fatto parecchi dispetti. Non era la prima volta che succedeva. Si trattava sicuramente di una vendetta messa in atto da qualcuno dei suoi numerosi nemici. "Avrebbero dovuto verniciare anche lui. Spero che la prossima volta lo facciano nero. E mi perdoni la vernice!" aggiungeva ad alta voce subito dopo mentre faceva tintinnare il suo bicchiere con quello degli ignari invitati. Lascio immaginare le espressioni esterrefatte e imbarazzate di coloro che avevano condiviso in buonafede, brindando, la sua gioia per i gravi atti compiuti nei confronti di una persona influente e temuta. In quell'occasione mi colpì l'audacia del giustiziere battutista. Egli aveva trovato un modo originale e divertente per infierire su un prepotente che detestavano in molti, ma nessuno aveva il coraggio di affrontare a viso aperto. Sono certo che in quel caso il giustiziere battutista, ridicolizzando il prepotente con la sua stravagante iniziativa, aveva gratificato i suoi nemici più di quanto avessero fatto gli autori dei dispetti notturni.

 

Per il giustiziere battutista, la stupidità era insopportabile quanto la malvagità. Sebbene non la conoscesse, era un fan della massima "A volte gli stupidi sono peggiori dei delinquenti perché fanno del male senza perseguire nessuno scopo". Non si poteva dargli torto. Di parole ed atti stupidi che hanno avuto conseguenze anche tragiche ce ne sono stati a iosa in ogni tempo e in ogni comunità umana. Nella società attuale, il bullismo è uno dei fenomeni più odiosi causato dalla stupidità e dalla malvagità. "Sempre e inevitabilmente si tende a sottovalutare il numero di imbecilli in circolazione" e "Le madri degli imbecilli sono sempre incinte" sono solo alcuni dei detti che sottolineano la grande diffusione della stupidità. Lo scienziato Albert Einstein ripeteva spesso: "Due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana. Della prima non sono sicuro".

 

Se la maleducazione era funzionale alla sua visione di giustizia, il giustiziere battutista faceva anche il maleducato. Non salutava per principio chi non stimava. Un pomeriggio d'estate, passando accanto ad un gruppo di persone sedute su una scalinata e chiaramente impegnate a spettegolare, ruttò fragorosamente zittendole per qualche minuto. Il chiacchiericcio riprese più sommessamente dopo che lui si era allontanato un centinaio di metri dall'esterrefatta combriccola. "Chi dice ciò che vuole ascolta ciò che non vorrebbe" sembrava dire con un risolino beffardo mentre svoltava in un vicolo. Le persone del gruppo abitavano nei dintorni ed avevano l'abitudine di "riunirsi" quotidianamente in quel posto strategico del paese per fare le pulci ai numerosi passanti. Per questo venivano poco tollerate da quanti erano costretti a passare di lì per raggiungere il parcheggio delle auto o il cimitero. Nessuno ebbe dubbi sul fatto che il rutto fosse un atto di sabotaggio premeditato nei confronti di quei pettegoli incalliti. I componenti del gruppo non ci misero molto a capire che quella "missione" provocatoria del giustiziere battutista era solo l'inizio di una lunga serie di ritorsioni e conoscendone la determinazione diradarono gli incontri. La battaglia di quest'ultimo contro le chiacchiere inutili e malevoli mi fece venire in mente tre illuminanti detti che valorizzano il silenzio e ne mettono in risalto i vantaggi. Essi recitano: "L'esistenza umana sarebbe migliore se la capacità di tacere fosse pari a quella di parlare", "Ci si pente sovente di aver parlato, raramente di aver taciuto" e "Hai due orecchie e una sola bocca, quindi molto ascolta e poco parla".

 

Ripensando al giustiziere battutista e alla sua inflessibilità nei confronti di chi sbagliava, ho capito che uno degli impegni prioritari per un uomo di buonsenso intenzionato a fare un cammino esistenziale dignitoso e gratificante deve essere quello di limitare al massimo i propri errori nei vari ambiti in cui si muove quotidianamente ed in particolare in quello familiare e professionale. Occorre convincersi quanto prima che commettere sbagli di piccola e grande rilevanza significa influenzare negativamente il proprio destino, anche se in misura e modi diversi. "Chi è debole perde e chi perde non conta" recita un illuminante detto e siccome gli errori fanno perdere autorevolezza, rendono deboli ed espongono alle critiche altrui essi sono la chiave per spiegare tanti fallimenti in famiglia, nei rapporti interpersonali e nel lavoro. In altre parole, sono all'origine di tanta infelicità umana. Cause di errori sono la superficialità, la presunzione, il seguire i luoghi comuni, nonché l'interferenza dei sentimenti nei ragionamenti perché ne compromettono la lucidità. Tra l'altro gli errori sono difficilmente occultabili perché gli uomini, anche i meno intelligenti, sono molto perspicaci nell'individuarli e altrettanto perseveranti nel farli espiare ai propri simili.

 

Ricordo con piacere il giustiziere battutista perché svolgeva una eccellente funzione educativa e moralizzatrice. Lo faceva con metodi spicci ridicolizzando chi si rassegnava a convivere con i peggiori vizi umani senza provare minimamente a correggerli o combatterli. D'altra parte tollerare, comprendere e giustificare sono atteggiamenti che peggiorano quasi sempre le cose, come si evince dal detto "Il medico pietoso rende la ferita inguaribile". Ne è la prova la società attuale, che tende ad essere rigorosa con gli onesti e tollerante con i disonesti e ciò sta producendo guasti sociali gravi e durevoli.

 

Il giustiziere battutista si arrabbiava quasi sempre a ragion veduta e questa è una capacità che solo le persone non comuni hanno, come ben spiega la massima secondo cui "Chiunque può arrabbiarsi (questo è facile); ma arrabbiarsi con la persona giusta, nel modo giusto, al momento giusto e per lo scopo giusto non può farlo chiunque perché questo è difficile". Egli ha avuto il merito di far riflettere le persone sui loro comportamenti mediocri e le ha indotte a non accettare acriticamente usanze e abitudini sbagliate. Con la sua intransigenza, il giustiziere battutista ha educato gli altri alla responsabilità. Senza conoscerlo, ha messo in pratica il detto che recita "Le critiche fanno svegliare, le lodi addormentare".

 

Come capita spesso, ho apprezzato in ritardo la battaglia solitaria del giustiziere battutista contro tutti quegli atteggiamenti non all'altezza della dignità umana. Sebbene sia morto da vari anni, sono ancora in tanti a ricordarlo con stima e affetto. Fra questi, ci sono anche molte sue vittime. Ciò è la conferma della validità del detto "Una parola vera non ferisce mai in modo definitivo".

 

Buttari Luigi

 

 

Il potere è come il fuoco in inverno; non bisogna starci troppo vicini altrimenti ci si scotta, ma neanche troppo lontani altrimenti non ci si riscalda.

 

"IL PROVOCATORE POLITICO"

Era un bastian contrario. Quando qualcuno esaltava in sua presenza le doti di un politico.....


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