Cultura 06:40

Il nuovo racconto di Luigi Buttari

Per i nostri lettori la prima parte de “Il provocatore politico”


Racconti dalla Marsica e dintorni.jpg

Il potere è come il fuoco in inverno; non bisogna starci troppo vicini altrimenti ci si scotta, ma neanche troppo lontani altrimenti non ci si riscalda.  

 

IL PROVOCATORE POLITICO

(PRIMA PARTE)

 

Il provocatore di...... litigi

 

            Era un bastian contrario. Quando qualcuno esaltava in sua presenza le doti di un politico, di una persona famosa, di un sacerdote, lui immancabilmente le sminuiva. Quando qualcuno sosteneva una tesi o dava una spiegazione logica a un evento o ad un fatto, lui diceva l'esatto contrario. Quando aveva a che fare con un bigotto, era anticlericale. Quando si trovava di fronte un fascista, lui esaltava il comunismo. Tutto ciò lo avrebbe reso molto antipatico, se non si fosse distinto con battute, aneddoti e scherzi che rallegravano i componenti della sua comitiva e chi lo conosceva. Prima di diventare astemio, gli capitava anche di alzare il gomito e questo contribuiva a rendere più esilaranti i suoi racconti e i suoi show. A lui i paradossi erano sempre piaciuti, perché gli permettevano di spiazzare gli interlocutori, nonché di attirare l'attenzione delle persone e di stupirle. In altre parole, gli davano la possibilità di trasformare le strade, i locali e le piazze in palcoscenici e gli altri in attori e spettatori. Svolgeva gratuitamente il ruolo di regista e spesso di protagonista di scene divertenti che poi diventavano oggetto di racconto e quindi patrimonio culturale della comunità in cui viveva.

            Il suo spirito di contraddizione lo induceva anche a comportarsi all'opposto rispetto alle altre persone. In un afoso pomeriggio estivo si recò nella piazza del paese indossando provocatoriamente un maglione invernale a collo alto e un cappotto. I suoi compaesani ne conoscevano la giovialità, ma di fronte a quella stravaganza rimasero spiazzati. Vedendolo arrivare imbacuccato in quel modo, alcune signore si sentirono svenire. Non appena mise piede nella piccola piazza, egli suscitò prima lo stupore e poi l’ilarità dei presenti. Un gruppo di loro incominciò a deriderlo e a seguirlo nei suoi spostamenti. Il provocatore sembrava non accorgersi della crescente ressa che aveva al seguito. Anziché reagire agli sfottò, egli girò ogni angolo della piazza con un risolino compiaciuto. Quando il gruppo degli "inseguitori" smise di crescere numericamente, si voltò soddisfatto e, con un sorriso beffardo, esclamò ad alta voce: "Avete visto come sono scemo io? Ecco, voi perdendo tempo dietro di me avete dimostrato di essere ancora più scemi e mi riferisco in particolare al consigliere comunale che è con voi. L'ho votato e pensavo che fosse più serio!". Le persone che lo sfottevano rimasero senza parole e in vergogna. Non avevano fatto una bella figura prendendo in giro un presunto ritardato mentale. "I mediocri tendono istintivamente a coalizzarsi contro i deboli" recita un detto che qualificava inequivocabilmente gli "inseguitori". Per loro sfortuna, però, erano incappati in un raffinato provocatore che aveva smascherato la loro mediocrità. Il consigliere comunale bersaglio delle critiche, visibilmente imbarazzato, incominciò a litigare con chi lo aveva trascinato nella ressa. Il provocatore era riuscito a conseguire lo scopo che si prefiggeva: mettere alla berlina quelli che pensavano di averci messo lui. Inoltre si era tolto la soddisfazione di svergognare lo sprovveduto politico locale e di indurlo a litigare.

            Il provocatore dava il meglio di sé soprattutto nel periodo elettorale e nei giorni immediatamente successivi alle votazioni. Le elezioni amministrative comunali erano quelle che offrivano gli spunti migliori alle sue performance. Quando si avvicina questo tipo di consultazione, i piccoli paesi si animano. A causa delle parentele e dei molteplici interessi personali in gioco, l'eccitazione tende a contagiare l'intera popolazione. Si consideri che nei piccoli centri ci si conosce tutti; di conseguenza, a differenza delle città, la politica e i giudizi su di essa ruotano quasi sempre intorno alle singole persone impegnate localmente e solo limitatamente coinvolgono i loro partiti di riferimento. Il provocatore politico era abilissimo ad inserirsi nelle discussioni che inevitabilmente le elezioni comunali suscitavano e riusciva spesso a farle degenerare; anche perché sapeva scegliere gli interlocutori più idonei allo scopo e stuzzicarli con le argomentazioni giuste. Tra l'altro l'elevata personalizzazione della politica, tipica dei piccoli paesi, lo metteva nelle migliori condizioni per provocare. Ovviamente, per esibirsi al meglio delle sue possibilità, in queste competizioni elettorali simpatizzava sempre per la lista e per i candidati che avevano meno possibilità di successo. Poi, ogniqualvolta se ne presentava l'occasione, provocava gli appartenenti alla lista data per vincente e li sfotteva come se fossero loro i probabili perdenti. "Questa volta vi faremo neri" era una provocazione che ripeteva spesso ai candidati favoriti; soprattutto quando era in compagnia dei loro avversari politici. Chiaramente ciò era fonte di imbarazzo e spesso di litigi; anche perché stuzzicava soprattutto gli attaccabrighe e le persone che, incontrandosi, si guardavano in cagnesco per vecchie ruggini. Quando poi si conoscevano i risultati elettorali, diventava sostenitore dei vincenti e provocava i perdenti. Era facile vederlo in compagnia di persone appartenenti alla lista vincente e sfottere i candidati o i simpatizzanti di quelle sconfitte con frasi tipo: "Ma veramente pensavate di vincere!? Poveri illusi! La prossima volta fatevi gli affari vostri così eviterete figuracce". Ci voleva molto sangue freddo per non cadere nella trappola; anche perché metteva il dito nella piaga dei perdenti nei giorni immediatamente successivi alle votazioni, quando gli animi erano ancora accesi per via della lunga campagna elettorale. Ovviamente nei casi in cui avveniva il litigio, il provocatore politico si defilava per non rimanere coinvolto. Allontanandosi con un sorrisetto beffardo sembrava dire: "Missione compiuta". Quando le sue provocazioni andavano a "buon fine", i veri sconfitti erano entrambi i litiganti. "I furbi esistono perché esistono i fessi" era il detto che mi veniva in mente quando la situazione degenerava. Ovviamente le persone di buonsenso che facevano prevalere la razionalità difficilmente cadevano nel tranello. Il loro comportamento era in linea con la regola di saggezza secondo cui "Quando sentimenti e ragione sono in contrasto è sempre il caso di privilegiare quest'ultima". Osservare questo saggio insegnamento nelle situazioni ad alto impatto emotivo è difficile, ma è l'unico modo per evitare atti inconsulti, nonché scongiurare tragedie ed infinite lotte fratricide. Tutti quelli che hanno avuto questa capacità, non si sono mai pentiti; ecco perché apprezzavo molto i candidati appartenenti alle liste perdenti che non cadevano nelle provocazioni e tiravano dritti facendo un sorrisetto. Essi si comportavano in sintonia con i detti "Il bravo marinaio si vede nella tempesta" e "Il modo più sicuro per vincere una lite è evitarla".

            Tutti nel corso della loro vita debbono fare i conti con il potere. Infatti, all'interno di ogni comunità umana di piccola e grande rilevanza esistono dei rapporti di forza e una gerarchia di poteri, ufficiali o di fatto, nella quale ognuno di noi ha una collocazione precisa. Ciò è vero soprattutto per i gruppi sociali stabili come la famiglia, ma anche per quelli che si formano occasionalmente come le comitive di turisti, dove ci sono sempre persone che comandano decidendo percorsi ed orari delle gite, persone che si adeguano alle loro decisioni e persone che le mettono in discussione. Il nostro successo, la nostra felicità e il nostro prestigio sociale dipendono molto da come ci poniamo nei confronti del potere, nonché della miriade di potenti piccoli e grandi che ci circondano. Il modo in cui le persone esercitano il potere e si rapportano con i potenti è importante per conoscerle e valutarne il valore. Ovviamente il temperamento di un uomo, il suo ceto di appartenenza e la sua formazione culturale giocano un ruolo fondamentale quando fa i conti con il potere e i potenti. C'è un saggio insegnamento che chiarisce molto bene tale rapporto e ci permette di conoscere meglio le persone con cui abbiamo a che fare. Esso recita: "Ci sono quelli che vivono per il potere (gli ambiziosi), quelli che sono sempre succubi del potere (i deboli), quelli che vivono all'ombra del potere (i lacchè), quelli che vivono autonomamente rispetto al potere (le persone indipendenti) ed infine quelli che si ribellano ad ogni forma di potere (gli anarchici). Ognuno di noi appartiene ad una di queste categorie e la sua vita è influenzata notevolemente da questa appartenenza. Ovviamente le persone alla mercè del potere sono la maggioranza. Non a caso si dice "Quando lottano gli elefanti ci va di mezzo l'erba".

 

Buttari Luigi

 

La furbizia è l'unica arma a disposizione dei deboli per fronteggiare i potenti.

 

IL PROVOCATORE POLITICO

(SECONDA PARTE)

 

Il provocatore e l'opportunista

 

            Il provocatore politico era un abituale frequentatore della piazza......


Ti potrebbe interessare anche Cultura
racconti dalla marsica e dintorni | luigi buttari