Cultura 06:15

La seconda parte de "IL PROVOCATORE POLITICO" di Luigi Buttari

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La furbizia è l'unica arma a disposizione dei deboli per fronteggiare i potenti

 

IL PROVOCATORE POLITICO

(SECONDA PARTE)

 

Il provocatore e l'opportunista

Il provocatore politico era un abituale frequentatore della piazza principale del paese che per lui rappresentava il migliore palcoscenico per le sue esibizioni. In occasione di eventi politici importanti quali le elezioni comunali era ancora più presente in questo posto strategico. Sapeva, infatti, che nei piccoli centri la piazza è il ritrovo naturale dei principali "movimenti" politici paesani e tenere sotto controllo i gruppi che in essa si formano e "complottano" sia prima sia durante sia dopo la campagna elettorale è essenziale per rendersi conto di ciò che bolle in pentola. È lì che si studiano le "mosse" dei propri compaesani e le loro frequentazioni. È lì poi che i candidati fanno i comizi e "tastano il polso" a molti potenziali elettori. "L'informazione è potere" recita un famoso detto e la piazza di un paese è uno dei posti più indicati per tenersi informati sulla politica locale; soprattutto durante il periodo elettorale. Proprio per questo i candidati e il provocatore politico la frequentavano assiduamente, anche se per motivi diversi. Se svolta con passione, l'attività politica è maestra di vita perché è una battaglia per l'interesse collettivo che richiede razionalità, intraprendenza, capacità progettuale; nello stesso tempo obbliga ad assumersi delle responsabilità e ad affrontare sfide, discussioni, litigi e scontri grazie a cui conosciamo meglio noi stessi e gli altri. Essa fa maturare, ma per svolgerla consuccesso richiede una "marcia in più". Soprattutto nei piccoli centri, le elezioni comunali sono le uniche in cui c'è un vero rapporto diretto tra elettori ed eletti e questo le rende una palestra di vita interessante per chi si impegna in politica. Mano a mano che lo scontro fra le liste contrapposte si acuisce vengono messi a dura prova la capacità diplomatica dei candidati e di chi si espone, il loro equilibrio, il loro coraggio, la loro scaltrezza, il loro senso della giustizia. Nello stesso tempo,vengono messi a nudo il loro opportunismo, la loro viltà, la loro doppiezza e tanti altri vizi umani che in tempi normali è più facile mascherare. In altre parole, l'impegno in politica è una sfida che rivela il valore di un uomo e nello stesso tempo diventa un'utile esperienza formativa. Il provocatore politico, istigando i candidati e le persone più esposte, ne metteva in risalto ancora di più pregi e difetti. Durante le campagne elettorali si procurava i volantini di propaganda di tutti i candidati e di tutte le liste in lizza. Uno dei suoi divertimenti preferiti era quello di dare materiale propagandistico di un politico ai sostenitori dei suoi avversari. Sceglieva con cura le persone da provocare. Capitava di frequente vederlo parlare con elettori dichiaratamente ostili ad un politico e cercare di convincerli a votarlo. "Questa volta bisogna sostenerlo. È cambiato ed ha delle buone proposte" diceva loro con fare serio suscitandone le ire. "Fallo per me" aggiungeva con fare paterno, allungando loro i volantini con il ritratto dell'odiato candidato. Era insistente e tornava alla carica più volte. Così facendo esasperava gli interlocutori, che dovevano fare ricorso a tutto il loro autocontrollo per non sbottare. Non le aveva mai prese di santa ragione solo perché sapeva defilarsi al momento opportuno. Famosa è rimasta la risposta che dette ad un candidato per le elezioni comunali non originario del paese che, non conoscendolo, gli chiese il voto come faceva con tutte le persone che erano andate ad ascoltare il suo comizio in piazza. "Mi prometti il tuo voto?" gli disse dopo aver cercato di ingraziarselo con un bel sorriso ed una vigorosa stretta di mano. "Certo! L'ho promesso a tutti i candidati, perché a te non dovrei prometterlo!?" gli rispose lasciandolo di stucco e facendo ridere i presenti. Per il provocatore politico le campagne elettorali per le elezioni comunali erano un'occasione per scherzare, sfottere e fomentare discussioni. Per altri erano scadenze antipatiche da affrontare e superare senza traumi, cioè senza compromettere i rapporti con i propri compaesani ed in particolare con i candidati eletti e quelli non eletti. Ricordo con simpatia la divertente linea di condotta di un anziano compaesano del provocatore politico che nelle stesse campagne elettorali per le elezioni comunali aveva l'abitudine di esternare il proprio favore per tutte le liste in lizza. Egli incoraggiava tutti i candidati che aveva l'opportunità di incontrare; poi, una volta saputo l'esito del voto, si rammaricava con i perdenti, comprendendo se stesso tra coloro che li avevano votati, e si congratulava con i vincitori includendosi nella schiera dei sostenitori. Anche se a parole, cercava di accontentare tutti i contendenti. Le frasi che usava erano le stesse fin da quando aveva avuto l'opportunità di votare. "Purtroppo abbiamo perso! Ma ci rifaremo la prossima volta" diceva con voce grave ai candidati sconfitti quando li incontrava, dando loro una pacca sulla spalla in segno di solidarietà. "Abbiamo vinto e non poteva andare diversamente, siamo i più forti!" diceva invece ai candidati appartenenti alla lista vincente abbracciandoli calorosamente. Gli avevano insegnato che"Chi comanda fa legge" e pertanto ha il potere di facilitarti o complicarti la vita. Ciò per lui significava che per vivere bene bisognava salire sul carro di chi vince senza mai schierarsi contro i possibili vincitori futuri e quindi si comportava di conseguenza superando brillantemente il fastidioso appuntamento elettorale. Per rendere credibile il suo appoggio ai candidati in lizza si era sempre recato alle urne scegliendo orari in cui potessero notarlo in tanti. Tuttavia, nonostante avesse partecipato come elettore ad innumerevoli votazioni, nessuno era mai riuscito a capire quali candidati o liste avesse sostenuto. Di certo il suo era un comportamento fatalistico e poco dignitoso, ma era funzionale al quieto vivere suo e della sua famiglia e questo gli bastava. Anche se non era di alto profilo morale, il suo atteggiamento mi faceva lo stesso venire in mente una massima che indica come muoversi con intelligenza nel faticoso cammino della vita. Essa recita: "Per vivere bene bisogna fare come il comandante di una nave, che sfrutta i venti favorevoli, manovra con perizia ed evita gli scogli". Il paese è piccolo e spesso ad uno stesso politico locale capitava di incontrare nel giro di pochissimo tempo l'opportunista che lo adulava e il provocatore che era irriverente o lo blandiva a seconda delle circostanze. In pratica il primo lo faceva fesso e contento per tornaconto personale, mentre il secondo, per dare spettacolo, o lo adulava per indispettire i suoi avversari o lo sfotteva per irritare lui e i suoi sostenitori. Entrambi lo usavano per i propri scopi. Era interessante vedere le reazioni dei politici oggetto di questa duplice presa per i fondelli. I più saggi, pur facendo un sorrisetto di circostanza, non proferivano parola e passavano oltre. Essi si comportavano in sintonia con il detto "Gli uomini di buonsenso usano spesso il silenzio come risposta". D'altra parte, essere strumentalizzati è la cosa che le persone sopportano meno se sono in grado di rendersene conto. Fanno buon viso a cattivo gioco solo se c'è una convenienza o sono costrette. Le "gesta" dell'anziano opportunista e del provocatore politico mi hanno fatto riflettere sul difficile rapporto tra gli eletti e gli elettori e, più in generale, tra chi comanda e i sottoposti. Grazie ad alcuni detti, sono riuscito a chiarirmi le idee in proposito. Mi hanno convinto soprattutto quelli che indicano i requisiti necessari per esercitare oculatamente il potere ai vari livelli. Essi recitano:"Per governare bene occorre più carattere che intelligenza", "L'uomo di potere deve essere per metà volpe e per metà leone", "Chi comanda deve essere severo ed amabile nella giusta misura, in modo da suscitare negli altri amore e timore contemporaneamente" e "Per governare bene uno stato bisogna parlare poco ed ascoltare molto".

 

Luigi Buttari 

 

Il politico politicante pensa alle future elezioni, il politico statista alle future generazioni

 

IL PROVOCATORE POLITICO

(TERZA PARTE)

 

Il comizio del.... provocatore

Nella serata conclusiva di un’importante campagna elettorale....


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