Attualità 06:05

La terza parte de "IL PROVOCATORE POLITICO" di Luigi Buttari

Il politico politicante pensa alle future elezioni, il politico statista alle future generazioni


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Il politico politicante pensa alle future elezioni, il politico statista alle future generazioni.

 

IL PROVOCATORE POLITICO

(TERZA PARTE)

 

Il comizio del.... provocatore

 

 Nella serata conclusiva di un’importante campagna elettorale per le elezioni comunali, nella piazza principale del paese c'era fermento. Nei giorni precedenti lo scontro politico era stato molto aspro e i candidati sindaci, succedendosi sul palco per i comizi finali, avevano continuato a polemizzare tra loro e a scambiarsi accuse. Come capita sempre in questi casi, l'amministrazione uscente appartenente all'area moderata era stata bersagliata dai candidati sindaci delle due altre liste in lizza collocate a destra e a sinistra dal punto di vista politico. Come è facilmente immaginabile, era stato preso di mira soprattutto il sindaco. Le accuse erano le solite: opere promesse e non realizzate, impegni presi e non mantenuti, favoritismo nei confronti degli appartenenti alla propria cerchia di amici e parenti nell'assegnazione di posti di lavoro e appalti, ecc... Questi scambi di accuse avevano acceso ulteriormente gli animi delle persone presenti in piazza. Come era prevedibile, i tre aspiranti sindaci avevano fatto anche impegnative promesse elettorali. In altre parole, quella sera era andata in scena una commedia già vista in tante altre competizioni elettorali e non solo in quel piccolo paese. Per il provocatore politico era un'occasione imperdibile. Aveva ascoltato stranamente in silenzio i comizi ma, non appena l'ultimo candidato ebbe terminato il suo discorso, salì improvvisamente sul palco e disse al microfono: "Quelli che hanno parlato prima di me mangiano e bevono, perciò non li votate. Votate per me che bevo e basta!". Ovviamente risero tutti, compresi i candidati che avevano parlato. In molti lo applaudirono. Con queste parole, egli aveva voluto sottolineare il fatto che non pochi politici perseguono interessi personali o di parte, anziché quelli collettivi. La piazza era ancora gremita e i candidati sindaci si aggiravano in mezzo ai gruppi di persone stringendo mani e abbracciando potenziali elettori. Nonostante l'intervento del provocatore politico non fosse in programma, nessuno lo fece scendere dal palco. Incoraggiato dall'entusiasmo con cui erano state accolte le sue prime parole, egli proseguì nel suo comizio improvvisato. "Avete un'aria di superiorità tipica di chi ha sempre da insegnare agli altri. Se comandassi io non farebbero in tempo ad infiascare l'olio di ricino per voi!" disse puntando il dito contro il candidato sindaco della lista progressista, composta in maggioranza da comunisti e personaggi un po' snob che si davano un contegno da intellettuali. "Tuttavia, per voi userei piccole dosi perché ci avete anche insegnato a non toglierci il cappello davanti a nessuno" aggiunse subito dopo. Nonostante la provocazione, tipica dei nostalgici del ventennio fascista, il candidato preso di mira, anziché arrabbiarsi, rise e applaudì insieme al resto dei componenti il suo gruppo; anche perché con la sua ultima frase il provocatore politico aveva riconosciuto il valore delle lotte sindacali avvenute anni prima in zona, in cui quella parte politica aveva avuto un ruolo importante. Quelle battaglie, infatti, ebbero il merito di rendere consapevoli i lavoratori e le rispettive famiglie della loro condizione e dei loro diritti, conferirono loro dignità e permisero alle classi sociali più deboli di rendersi conto della propria forza politica e sociale. "Siete dei forchettoni, dei mangiapane a tradimento. Vivete di politica, non di lavoro. Avete scelto l'unico mestiere in cui non bisogna essere capaci di fare niente" disse al candidato sindaco della lista moderata che si trovava in mezzo ad un folto gruppo di appartenenti alla Democrazia Cristiana. Questa importante formazione politica in quegli anni dominava sia a livello locale che nazionale e quindi molti suoi militanti erano riusciti ad assicurarsi lavori ed incarichi ben retribuiti in vari enti grazie ad una spregiudicata politica clientelare messa in atto dalla miriade di capi e capetti del partito. Anche per questa ragione la Democrazia Cristiana era di frequente esposta a critiche da parte degli avversari. Per il provocatore politico questo partito costituiva un bersaglio privilegiato ed anche in quella occasione gli riservò un trattamento particolare. Infatti si girò verso un gruppetto di persone che sostenevano le altre liste e, indicando i militanti più malvisti e privilegiati di questa formazione politica, aggiunse provocatoriamente: "Ma vi rendete conto per chi si deve alzare il fornaio la mattina presto!?". A queste parole, dalla piazza si levarono fischi e applausi, mentre le persone prese di mira preferirono lasciar correre. Poi arrivò il turno dei sostenitori della lista di destra, tra i quali vi erano numerosi fascisti della vecchia guardia. "Vi voterò solo se mi promettete che potrò continuare a fare come mi pare, altrimenti non mi conviene. Di voi non mi piacciono le idee, ma le facce sì." disse loro con un sorrisetto sornione. Furono in tanti a ridere per questa battuta, compresi i militanti presi di mira.

Parlando a ruota libera ed in modo scanzonato, il provocatore politico aveva detto tante spiacevoli verità sfottendo i candidati. Grazie a lui, la folla si era anche un po' divertita e si respirava un clima meno teso nella piazza; anche perché aveva provocato i politici utilizzando solo argomenti generali, senza citare minimamente questioni locali di stretta attualità. Contrariamente a come faceva di solito, egli aveva contribuito a placare gli animi in un momento cruciale della vita del paese. Con le sue "frasi ad effetto" fondate su verità incontestabili il provocatore politico aveva anche favorito un chiarimento collettivo tra gli elettori delle varie liste. Le persone si erano fermate ad ascoltare il suo comizio fuori programma e lo avevano applaudito perché, ai discorsi retorici dei politici, preferivano poche verità dette con frasi semplici. In quell'occasione egli aveva fatto emergere un certo malessere nei confronti della politica e dei politici in generale, considerati dal popolino componenti di una casta di privilegiati. Sia ben chiaro: le persone insofferenti nei confronti di chi comanda ci sono sempre state in ogni comunità umana; così come ci sono sempre stati i populisti come il provocatore. Solo che quest'ultimo non cavalcava il malcontento per finalità elettorali, ma per dare spettacolo.

La cronica sfiducia dei ceti popolari nei confronti della politica e di chi la fa ai vari livelli dipende dalla convinzione diffusa che l'uomo sia inguaribilmente egoista; di conseguenza, quando ricopre posti di potere diventa automaticamente disonesto e approfittatore. Questa idea è ben rappresentata dal detto "Chi ha il miele in mano si lecca le dita". In realtà, la politica non è disonesta in sé; sono gli uomini disonesti a renderla tale. Sono in molti a ritenere - spesso a ragione - che le persone leali abbiano vita dura in politica, che i buoni siano destinati a fallire se si impegnano in questo campo, che tutti i governi siano mossi da interessi economici, sebbene sbandierino ai quattro venti di perseguire interessi sociali, che in politica comandino i soldi né più né meno come in altre attività. Alla luce di ciò, la maggior parte della gente giunge all'amara conclusione che la politica è una farsa; di conseguenza, ritiene un'illusione cercare di cambiare le cose con il voto e spesso diserta le urne. "Chi va al mulino si infarina", "Chi ha il mestolo in mano fa la minestra a modo suo", "Ci sono solo due categorie di politici: quelli incapaci e quelli capaci di tutto" e "Da potente a meschino è breve il cammino" sono quattro detti che riassumono bene il comune sentire riguardo alla politica e ai politici.

Le cronache sono sempre state piene di scandali in cui sono coinvolti uomini politici. Questo ha continuamente rafforzato nelle persone la convinzione che la politica sia solo malaffare e che i politici non siano una risorsa per la società, ma consumatori delle sue risorse. Tale sfiducia nei loro confronti è emersa platealmente in un seggio durante lo spoglio delle schede elettorali. "Mangiatevi pure questa!" c'era scritto su una scheda all'interno della quale lo spiritoso elettore aveva infilato una fetta di salame. Questa simpatica e singolare forma di protesta aveva riscosso molto successo e non pochi l'avevano ripetuta nelle successive tornate elettorali.

Personalmente non sono d'accordo con le semplificazioni e le generalizzazioni, perché fare di ogni erba un fascio è sempre sbagliato. Ho invece trovato molto veritiera un'analisi secondo cui i politici sono per il 10% dei farabutti, per un altro 10% delle persone serie e per il restante 80% rispecchiano la popolazione che li ha eletti sia nei vizi che nelle virtù. La buona politica per essere tale si dovrebbe fare per convinzione non per calcolo, dovrebbe essere una passione e non una professione. Purtroppo non è quasi mai così. Benché tutte le forze politiche si ispirino a ideologie che si prefiggono di realizzare società perfette e a misura d’uomo, tale obiettivo non sarà mai conseguito totalmente perché l’essere umano è per sua natura imperfetto. Anche se si è animati dalle migliori intenzioni, mettere in pratica ideali e buoni propositi è difficile e faticoso. "La realtà è una frusta che gli ideali aggiusta" recita un famoso proverbio. Ciò significa che è necessario trovare continuamente dei compromessi tra idealismo e realismo, se si vuole fare politica e trovare soluzioni. L'importante, però, è che essi siano dignitosi.

 

Buttari Luigi

 

 

            Saper invecchiare è il capolavoro della saggezza e una delle cose più difficili nell'arte difficilissima della vita. 

 

 

IL CONTADINO IMPERTURBABILE

Aveva un'età veneranda, ma non la dimostrava. Era solo un po'...


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