Cultura 13:45

"Il contadino imperturbabile", il nuovo racconto di Buttari

Sulle pagine di Avezzano Informa l'appuntamento settimanale con la rubrica "Racconti dalla Marsica e dintorni"


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         Saper invecchiare è il capolavoro della saggezza e una delle cose più difficili nell'arte difficilissima della vita. 

 

 

IL CONTADINO IMPERTURBABILE

 

            Aveva un'età veneranda, ma non la dimostrava. Era solo un po' stempiato e i suoi capelli, sempre in ordine e ben pettinati, erano ancora più neri che bianchi. Salvo qualche acciacco, le sue condizioni generali di salute erano buone. Dimostrava sicuramente un'età molto inferiore a quella reale. Era lucidissimo nei ragionamenti e sempre sorridente. Aveva fatto l'allevatore e il contadino per tutta la vita. Quest'ultima attività l'aveva svolta, rallentando progressivamente i ritmi, fino a tarda età. Poi, per non sfidare troppo la sorte, aveva deciso di rimanere in casa. Era sempre ben vestito e passava il tempo leggendo libri e giornali; anche perché ci vedeva ancora bene. Per lui, medici e farmacisti erano quasi degli sconosciuti. Nonostante fosse molto avanti con l'età, non era mai stato ricoverato in ospedale. "Se tutte le persone avessero avuto la mia salute, dottori e farmacisti avrebbero fatto la fame" diceva con orgoglio a chi si congratulava con lui per il suo ottimo stato di salute.

            "Con l'avanzare dell'età tante cose ci vengono tolte" recita un detto. Al contadino imperturbabile però la vecchiaia aveva tolto meno di altri grazie alla sua visione della vita. Vedendolo agire a volte avevo l'impressione di trovarmi di fronte un maestro Zen perché rispettava in pieno alcuni insegnamenti di questa filosofia. Uno in particolare era perfettamente in linea con il suo stile di vita. Esso recita: "Quando mangi, mangia; quando cammini, cammina; quando dormi, dormi. Cioè: non mangiare con la fretta di finire, non camminare con la fretta di arrivare, non dormire con la preoccupazione di svegliarti". La sua età e la sua buona salute erano lì a dimostrare che aveva azzeccato le sue strategie esistenziali. Dei suoi coetanei non era rimasto nessuno. Eppure era vissuto in tempi non facili, in cui la miseria imperversava e per guadagnarsi da vivere si doveva sudare le famose sette camice. Nonostante ciò, a lui e ai suoi famigliari non era mai mancato il necessario per vivere. "Io non me la prendo" amava ripetere quando qualcuno lo interrogava sulla sua imperturbabilità. La sua vita era in sintonia con il detto secondo cui "Chi vuole un'esistenza saggia e sensata deve vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo". Troppe persone si accorgono della vita e del suo valore solo quando rischiano di perderla. Lui aveva corso questo rischio da ragazzo, durante la Seconda Guerra Mondiale, quando era stato mandato al fronte da soldato semplice ed aveva visto morire molti suoi commilitoni. Questa tragica avventura lo aveva segnato in profondità e aveva influenzato notevolmente la sua vita futura. "Grazie" ad essa, egli aveva capito ancora meglio una verità ben spiegata da un proverbio che recita "La vita è come una goccia di rugiada sulla punta di un filo d'erba: sempre pronta a cadere".

            Il contadino imperturbabile prendeva il mondo come veniva, faceva il passo secondo la gamba e non si coinvolgeva più di tanto negli avvenimenti dal punto di vista emotivo. Quando un suo capo di bestiame moriva a causa di un attacco di lupi, di malattie o di altre disgrazie, reagiva a questa grave perdita economica con la frase: "Ne nasceranno altri. Queste cose sono sempre successe e vanno messe in conto". Quando il maltempo o altre avversità gli rovinavano i raccolti, dopo un comprensibile momento di smarrimento vissuto in silenzio riprendeva subito le sue attività con la imperturbabilità che lo contraddistingueva. Se qualcuno lo interpellava sull'accaduto, rispondeva sempre allo stesso modo. "Arriveranno tempi migliori. Da che mondo è mondo, gli anni in cui c'è abbondanza si alternano a quelli in cui c'è carestia. L'importante è non arrendersi" diceva allargando le braccia. A fine primavera c'è la raccolta del foraggio. Se piove in questo periodo e l'erba appena tagliata viene ripetutamente bagnata, il prodotto è di pessima qualità. Quando pioveva nelle settimane cruciali per la raccolta, per gli allevatori era un dramma. "In compenso, negli abbeveratoi non mancherà l'acqua e i pascoli montani saranno più ricchi di erba" diceva ai colleghi che si lamentavano con lui dell'andamento climatico sfavorevole. In effetti i bovini allevati allo stato semi brado, disponendo di più erba nel periodo estivo, sono più in carne al momento della vendita che avviene perlopiù in autunno e questo assicura guadagni più cospicui ai proprietari di bestiame.

            Il contadino imperturbabile non voleva essere commiserato e si sforzava sempre di vedere il lato positivo in ciò che succedeva. Sebbene non fosse istruito, aveva capito che i pensieri negativi, come pure la tensione eccessiva e prolungata, sono deleteri per la salute e con il tempo causano malattie. Si era anche reso conto che la persona in stato di calma ha un buon recupero di energie e aumenta la propria resistenza allo stress. La sua longevità e il suo stato di salute costantemente buono erano la dimostrazione della validità delle sue intuizioni.

            Il contadino imperturbabile metteva continuamente in pratica l'insegnamento del detto "Per vivere bene, ogni tanto si debbono prendere le distanze da se stessi e dal mondo". Non a caso, a chi gli chiedeva ironicamente cosa prendesse per essere sempre sereno rispondeva sorridendo: "Le distanze". Il modo di rapportarsi alle persone, al lavoro e agli eventi della vita era uno dei principali segreti della sua longevità e della sua salute. Quando si relazionava con gli altri teneva ben presente la massima "Vedi, ascolta e taci se vuoi vivere in pace". I suoi ritmi di lavoro non erano mai serrati; neanche quando l'imminente arrivo del maltempo imponeva a chi svolgeva la sua attività una accelerazione delle operazioni per limitare i danni ai raccolti. "La salute innanzi tutto" ripeteva con la sua calma proverbiale a chi lo rimproverava per questo. Il suo modo di fare era anomalo; anche perché era cresciuto in un periodo e in una comunità in cui il lavoro era tutto. Allora la maggioranza delle persone era occupata in agricoltura e ciò che si coltivava nei campi era in buona parte destinato all'autoconsumo; di conseguenza, quelli che lavoravano a ritmi serrati e senza limiti di orario erano molto apprezzati socialmente perché venivano considerati persone in grado di assicurare il necessario per vivere alle proprie famiglie. In altre parole, il lavoro conferiva dignità ed era indice di prosperità più di adesso.

            Il contadino imperturbabile possedeva la roba, ma non era posseduto da essa. "La Terra non ci appartiene; siamo noi che apparteniamo alla Terra" amava ripetere a chi era eccessivamente attaccato ai beni materiali e alle ricchezze. Un'altra frase che diceva quando aveva voglia di filosofare era: "La vita è come un ponte; passaci sopra, ma non costruirci la casa". Egli aveva capito una grande verità ben spiegata dal detto "Le ricchezze sono buoni servitori, ma cattivi padroni". Questo modo di ragionare è perfettamente in linea con gli insegnamenti di molte religioni, compresa quella cristiana, che inducono a non legarsi troppo ai beni e alle ricchezze di questo mondo, ma solo ad avvalersene con sobrietà per condurre una vita dignitosa.

            Per il contadino imperturbabile la sobrietà e la parsimonia erano valori irrinunciabili. "Bisogna avere rispetto per i soldi. Chi cinque lire non apprezza, cinque lire non vale" era un'altra delle sue frasi preferite. Per lui essere sobri e parsimoniosi significava fare a meno del superfluo ed accontentarsi del necessario. Infatti nella vita si era accontentato. Non era stato molto intraprendente nella sua attività, né aveva preso iniziative in altri campi, ma era vissuto bene, a lungo e felice fino a tarda età. Essere abitudinario e refrattario ai cambiamenti gli aveva evitato molti stress. Questo era stato un altro dei segreti della sua salute e della sua longevità. Lui era contento così e non aveva rimpianti. "L'uomo virtuoso trascura volentieri ricchezza, onori e gloria se il loro perseguimento danneggia la sua salute e la sua serenità" recita un detto a cui il lavoratore imperturbabile ispirava inconsapevolmente la sua vita. Altre persone sono incontentabili e si gratificano quando prendono iniziative e realizzano progetti anche impegnativi, sebbene ciò sia causa di stress per loro. Per me, queste sono scelte di vita ugualmente rispettabili; anche perché l'incontentabilità umana è sempre stata il motore del progresso in ogni campo. Solo gli ingordi, gli scostumati e gli egoisti sbagliano il loro cammino esistenziale. Trovare il giusto punto di equilibrio tra l'accontentarsi e puntare a mete impegnative, ma gratificanti è uno dei compiti più difficili per un uomo. Egli si dimostra saggio quando si pone dei traguardi non facili, ma nello stesso tempo compatibili con le sue capacità.

            Nei confronti del contadino imperturbabile ho un debito di riconoscenza. Anche grazie a lui ho capito che saper filosofare equivale a saper vivere; di conseguenza, imparare quest'arte è essenziale se si vuole condurre la propria esistenza con saggezza. La sua longevità e la sua salute mi hanno fatto apprezzare ancora di più un proverbio che si avvale di un'efficace metafora automobilistica per indicare a quale destino vanno incontro quelli che si "agitano" troppo nella vita. Esso recita: "Se vivi sempre in corsia di sorpasso, arrivi a destinazione terribilmente in fretta".

 

Buttari Luigi

 

            La raccolta di aneddoti e massime è per l'uomo di mondo un grande tesoro, se egli sa spargere opportunamente i primi nella conversazione e ricordarsi delle seconde nelle circostanze convenienti.

 

CONCLUSIONI

 

            "Le passioni fanno vivere l'uomo, ma la saggezza....

 

 


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