AVEZZANO. Il 50% dei circa 12 ricoveri annuali per casi di tubercolosi sono residenti in Marsica.
A renderlo noto, il reparto di malattie infettive dell’ospedale di Avezzano in seguito ad un lieve aumento della patologia.
La tubercolosi, da malattia tipica degli stranieri a patologia sempre più frequente nei marsicani. Primo passo, accentuare l’azione di contrasto contro la patologia, esortando allo screening e rinsaldando l’alleanza coi medici di famiglia.
L’intensificarsi di flussi di migrazione in Marsica, soprattutto dall’Est europeo, è uno dei fattori alla base della recrudescenza di una malattia riemersa gradualmente dalle nebbie di un passato che si credeva consegnato agli archivi della medicina.
“Va evitato l’allarme”, ha dichiarato il Dott. Maurizio Paoloni, direttore di malattie infettive dell’ospedale, “ma, al tempo stesso, occorre una strategia più efficace, centrata soprattutto sul prezioso contributo dei medici di famiglia”.
Nella fase di incubazione la tubercolosi è caratterizzata da sintomi quasi impalpabili o addirittura dalla loro pressoché totale assenza; dunque occorre prestare attenzione ai minimi indizi, come la tosse.
“La malattia”, ha continuato Paoloni, “si trasmette tramite goccioline di saliva sprigionate nell’aria dai colpi di tosse. La forma più diffusa di tubercolosi è quella che attacca i polmoni ma ve ne sono altre che colpiscono i tessuti ossei e la parte linfatica”.
Necessario, secondo Paoloni, lo screening periodico o quello fatto in presenza di sintomi sospetti. Se scoperto per tempo, l’agente patogeno può essere combattuto e debellato con efficacia anche se le terapie (basate sostanzialmente sugli antibiotici) richiedono tempi piuttosto lunghi, con ricoveri in ospedale di durata variabile, tra i 30 e i 40 giorni.
Nella Marsica occorre mantenere alta la guardia, potenziare il monitoraggio con visite di controllo su tutta la popolazione, quella locale e quella degli immigrati.
Redazione Avezzano Informa