AVEZZANO. Oggi pomeriggio, nella chiesa di Santa Maria in Trastevere a Roma, tutta la città ma anche tutta l’Italia più affezionata potrà dare l’ultimo saluto alla grande attrice di origini toscane, Monica Scattini.
Scomparsa dopo una lunga malattia il 4 febbraio scorso, la protagonista delle più importanti commedie italiane era stata consacrata dal grande pubblico dopo la storica pellicola “Parenti Serpenti”, film del grande Mario Monicelli in cui la Scattini aveva indossato i panni della figlia di Paolo Panelli e di Pia Velsi che, impossibilitata ad avere figli, decideva comunque di non prendersi a carico i due anziani genitori.
E proprio la donna “dal sorriso”, come la definivano tutti nell’ambiente, era stata ospite della città di Avezzano nel mese di agosto 2014 quando, in occasione della I edizione del “Festival della Chimera”, era stata premiata con una menzione speciale per la pellicola, su citata, girata in Abruzzo.
Di seguito, il ricordo della collega da parte del regista e attore italiano, Germano Di Mattia, direttore artistico del Festival.
Chi era Monica Scattini per te?
«Non la conoscevo molto bene come donna, ma di sicuro come grande attrice, l’ho vissuta attraverso i suoi film, in particolare con “Parenti Serpenti”, che non è comunque l’unico. Una donna votata al genere che ha fatto grande l’Italia al mondo, la commedia. Monica era un’attrice comica eccezionale e gli attori comici spesso nella vita vivono grandi drammi che esorcizzano poi sul palcoscenico o dietro una macchina da presa attraverso il sorriso. Monica ha fatto sorridere tanta gente pur avendo, probabilmente, grandi drammi interiori soprattutto negli ultimi tempi».
Che ricordo hai della Notte della Chimera e della sua partecipazione come premiata speciale?
«Ricordo che quel giorno arrivò con la febbre molto alta ma, nonostante tutto, riuscì ad essere impeccabile sul palcoscenico. Durante la cena era seduta affianco a me, parlammo molto ma lei non si sentiva bene. Non le chiesi cosa avesse e di certo non potevo immaginare. Probabilmente questo brutto male l’aveva già colpita».
Cosa ti viene in mente pensando a lei?
«La cosa che ricorderò sempre era il suo sorriso, sapeva far ridere le persone ed essere leggera. Probabilmente al suo interno lei non era affatto leggera perché i grandi comici sono così, nascondo sempre una parte introspettiva e riflessiva. Far ridere è una cosa molto difficile e lei ci riusciva a perfezione. E poi era un’attrice un po’ pasticciona e questo mi dava l’idea di una debolezza che la rendeva grande sul palcoscenico».
Ti sarebbe piaciuto lavorare con lei?
«Se avessi dovuto girare una commedia, lei sarebbe stata una delle prime scelte. La Scattini era, anzi, è una grande attrice di commedia e resterà sempre nel cuore del grande pubblico per il suo modo di essere, per la spontaneità e per la sua naturalezza. Un’icona, un modello a cui ispirarsi, una grande donna».
Pensi che negli ultimi anni lei sia stata abbandonata dal cinema?
«Sì, ne sono convinto. Un po’ perché negli ultimi anni si sono fatte sempre meno commedie ed è un peccato perché siamo un popolo a cui piace ridere. Secondo me negli ultimi anni lei era meno richiesta e quando noi la invitammo al Festival volevamo proprio dare il giusto riconoscimento ad una così grande attrice. Quando muoiono i grandi artisti non sono mai facilmente rimpiazzabili, la grande arte lavora nella unicità, perdiamo pezzi di umanità».
Un ultimo saluto alla grande Monica Scattini, proprio nel giorno del suo funerale.
«La cosa più difficile per un attore è riuscire a far ridere e questa grande attrice della commedia italiana che ci ha lasciato così prematuramente ha provocato dolore e ci ha fatto piangere. Ma sono anche convinto che riuscirà a far ridere anche da lassù, riuscirà a far sorridere tutti gli angeli del paradiso».
Claudia Cardilli