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Emigrazione abruzzese, i paesi abbandonati come memoria di un futuro possibile

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Recuperare le proprie radici, rivalutare il proprio trascorso di emigranti, rappresentare, senza paura e senza vergogna, ma con onestà e laboriosità, un’altra Italia, quella dei propri avi. Questi alcuni degli argomenti emersi nella manifestazione “Un rosario di chiavi. Una storia di emigrazione abruzzese”, svoltasi a Pescara, nell’auditorium “Petruzzi” del Museo delle Genti d’Abruzzo.

 

Diverse le testimonianze delle istituzioni e di chi si occupa da anni della questione migratoria e dei rapporti con “l’altra Italia fuori dall’Italia”, ma fondamentali, per la riuscita dell’evento, sono stati il recupero e la proiezione del video documentario, le intense collaborazioni tra l’assessorato regionale emigranti e tradizioni locali, il Museo delle Genti d’Abruzzo e Rai Teche che, come ha spiegato Rosa Trivulzio di Rai Abruzzo, è un servizio pubblico a disposizione di chiunque voglia fare ricerca storica. Antesignano degli attuali docufilm, “Un rosario di chiavi”, del regista Rolando D’Alonzo, è stato girato durante la primavera del 1981, nel borgo di Corvara (Pe), piccolo paese rimasto quasi disabitato a seguito di un forte flusso migratorio durato anni.

 

Tanti anche nella Marsica (nelle foto il borgo di Gioia Vecchio) e, più in generale, in Abruzzo, i centri che, negli anni, hanno subito un irreversibile spopolamento, con intere famiglie che si sono trasferite in altre regioni italiane o in altri Stati europei, ma anche negli Usa, in Canada, in America Latina o in Australia. Il documentario “Un rosario di chiavi” vuole così rappresentare la miseria del tempo e l’abbandono dei paesi natii, nella ricerca di una vita migliore in luoghi lontani. Ad ispirare il titolo, un’anziana donna del paese a cui, coloro che partono, affidano le chiavi di casa. Da qui l’immagine poetica e quasi religiosa del “Rosario di chiavi”, legate da una cordicella, che la vecchia custodisce insieme alle storie di chi è andato via, come quasi a conservare fisicamente un legame tra case e persone.

 

gioia vecchia 1.JPG«La manifestazione» commenta Cinzia Maria Rossi, presidente provinciale Anfe (Associazione Nazionale Famiglie Emigrati) Pescara «è stata un’occasione per ascoltare discorsi colmi di propositi e di speranza per l’avvenire, con la promessa e la richiesta di impegno collettivo volto a rilanciare il turismo, l’artigianato e l’agricoltura, prendendo spunto dagli esempi di coraggio degli emigranti italiani».

 

All’incontro hanno dato il loro contributo Donato Di Matteo, assessore regionale che si occupa, tra le atre cose, di emigranti e tradizioni locali ed è presidente del Cram (Consiglio Regionale degli Abruzzesi nel Mondo), Goffredo Palmerini, presidente regionale Anfe, storica associazione fondata nel 1947 dalla Costituente abruzzese Maria Federici per assistere gli italiani all’estero e le loro famiglie, il sindaco di Corvara Guido Di Persio Marganella, Rosa Trivulzio della sede regionale Rai, Ermanno De Pompeis, direttore del Museo delle Genti d’Abruzzo, la neo presidente dell’associazione Astra Adriana Gandolfi, etnoantropologa, già scenografa e aiuto regista del documentario “Un rosario di chiavi”, il regista Rolando D’Alonzo, il presidente dell’Istituto Internazionale del Teatro del Mediterraneo Leandro Di Donato e Anna Pia Urbano, presidente dell’associazione culturale “Tutti pazzi per Corvara”. Ha condotto il pomeriggio la giornalista Maria Rosaria La Morgia.

 

Oltre alla lettura di alcuni scritti e poesie, l’evento è stato arricchito dal gruppo musicale “Il Passagallo”, che ha messo in scena lo spettacolo “Bagagli a mano. Canzoni e racconti dell’emigrazione italiana”. Sul palco Carlo Di Silvestre (chitarre, colascione e voce), Graziella Guardiani (canto, flauti), Guerino Marchegiani (fisarmonica, organetto, voce), Antonella Ciaccia (voce narrante).

 

Redazione Avezzano Informa