REGIONE. Non lascia dubbi la relazione della Corte dei Conti in sezione regionale di controllo per l’Abruzzo e, in base all’articolo 126 della nostra Costituzione, chiede al Governo centrale e al Presidente della Repubblica lo scioglimento del Consiglio Regionale.
Lapidario il giudizio sui rendiconti della Regione Abruzzo, giudicata omissiva nella redazione dei documenti consuntivi, «non risultando pervenuti» si legge nel documento «la bozza di rendiconto dell’esercizio 2013, né l’esito dell’annunciato riaccertamento dei residui al 31 dicembre 2013, tantomeno la bozza di rendiconto per l’esercizio 2014».
La Corte, come evidenziato nel resoconto, ha invitato più volte l’amministrazione regionale a «porre rimedio, nel primo esercizio o bilancio utile, alle problematiche descritte; ad adoperarsi, in particolare, per riallineare il ciclo di bilancio ad una tempistica conforme a normativa e ad utilizzare gli istituti dell’assestamento di bilancio e del riaccertamento annuale dei residui; a procedere e concludere il riaccertamento dei residui attivi e passivi avviato nel 2013 e, alla luce del medesimo, a provvedere alla esatta quantificazione del saldo finanziario positivo e del disavanzo effettivo di gestione; ad iscrivere, nel primo bilancio preventivo utile, il disavanzo effettivo di gestione risultante da procedure certe e definitive, trovandone adeguata copertura ed, eventualmente, ipotizzando anche un piano rateizzato di ripiano».
Nonostante le richieste della Corte, però, la Regione Abruzzo è rimasta ferma all’esercizio 2012 e non sono stati oggetto di procedure di assestamento né il bilancio di previsione 2013 né quello del 2014.
La Sezione ha avvisato l’Ente del fatto che i ritardi accumulati rischiavano di rendere sempre più stretto il margine di tempo a disposizione della Regione «per sanare l’accertata situazione, a seguito del succedersi di norme sempre più stringenti in materia di contabilità ed armonizzazione dei conti».
Sin dall’introduzione del giudizio di parifica regionale, infatti, la Corte ha registrato ritardi e omissioni da parte della Regione Abruzzo in merito all’approvazione dei progetti di legge concernenti i rendiconti e al riallineamento dei conti e così è stata più volte sollecitata con deliberazioni inviate anche alla Presidenza del Consiglio.
«Ormai fuori da una tempistica conforme a qualsiasi norma, ante e post decreto legislativo numero 118/2011» si legge ancora nella relazione «la medesima ha reiterato una conclamata serie di violazioni di norme in materia, culminante, da ultimo, nella mancata resa del rendiconto dell’esercizio 2013, e di quello 2014, impedendo l’esplicazione di un’attività di parifica, coerente con la ratio della norma, cioè in funzione ausiliare all’Organo legislativo regionale, e funzionale alla emanazione del bilancio di previsione».
L’amministrazione regionale, reiterando i denunciati atteggiamenti omissivi, risulterebbe per di più isolata nel contesto delle Regioni italiane «dovendosi ritenere la sua gestione condotta in regime di fatto, con totale astrazione dalla realtà effettiva del bilancio e delle risorse finanziarie di cui il medesimo può disporre».
Un atteggiamento di violazione «reiterata e pervicace» dei principi volti al coordinamento della finanza pubblica, quindi, che secondo la Sezione abruzzese della Corte dei Conti «viene meno agli obblighi solidaristici che gravano su tutti i soggetti componenti la Repubblica» e non può che concludersi con l’appello all’articolo 126 della Costituzione e alle sentenze della Corte Costituzionale. (Mc.dB.)