Attualità 12:51

Tutti hanno il diritto di manifestare il proprio pensiero…fino a quando non parlano male di me

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La parata del 2 giugno 2016 sarà ricordata come quella nella quale per la prima volta, oltre ai bersaglieri con le piume e agli alpini con le penne nere, hanno sfilato 400 sindaci in fascia tricolore.

 

Quattrocento primi cittadini in testa al corteo in via dei Fori Imperiali a Roma in rappresentanza di tutti gli ottomila Comuni italiani, una importante novità che suggella il patto indissolubile di appartenenza alla Repubblica nel giorno della sua Festa.

 

Tra l’altro un patto che ogni sindaco sancisce in occasione del proprio insediamento con il giuramento pronunciato nel Consiglio Comunale appena eletto: «Giuro di osservare lealmente la Costituzione Italiana».

 

In questo quadro stride non poco la querela per diffamazione a mezzo stampa del sindaco di Avezzano, Gianni Di Pangrazio, nei confronti del giornale online dell’Aquila, ilCapoluogo.it, e del suo direttore responsabile Roberta Galeotti per alcuni articoli che avrebbero esposto il sindaco al disprezzo morale e al ludibrio della sua immagine.

 

Tenendo ben piantati a terra i nostri sentimenti di vicinanza e solidarietà al direttore e a tutti i colleghi de ilCapoluogo, ricordiamo a Di Pangrazio che nel suo giuramento di osservanza leale degli articoli della Costituzione è compreso anche l’articolo 21, detto correntemente “della libertà di stampa”: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure…».

 

Allora non è accettabile che, ancora una volta, il potere politico chiami in causa il potere giudiziario per “farsi difendere” da quello che potere non è. Perché la “stampa” non è un potere in sé, è piuttosto una leva capace di condizionare l’opinione pubblica e questo è uno dei suoi compiti che esercita attraverso i sacrosanti e inattaccabili diritti di cronaca, critica e satira. Nessuno può pretendere di avere uomini e donne dell’informazione piegati al proprio volere o a una non meglio definita “ragion dell’Io”.

 

Alla vigilia della Festa della Repubblica occorre guardarci indietro di oltre settant’anni per ravvivare nella nostra mente una amara verità: la prima cosa che mette in pratica qualunque tipo di regime dittatoriale è abolire e poi mettere sotto tutela la libertà di stampa. Dispiace dover ricordare come oggi nella classifica sulla libertà di stampa stilata da Reporter Senza Frontiere, l’Italia perde quattro posizioni e si attesta al 77° posto nel mondo dietro a Burkina Faso e Botswana.

 

Ma convinti che il sindaco di Avezzano non voglia essere dipinto come un novello Benito, Adolf o Iosif Vissarionovic Dzugasvili, chiediamo a Gianni Di Pangrazio di sorprendere tutti noi appartenenti al “famigerato quarto potere” facendo un gesto di sapienza istituzionale e di amore verso la Costituzione: ritiri subito la querela accettando di avere con i media un rapporto maturo.

 

Direttore