Attualità 06:00

Di 300 ranocchie non ne restò nessuna: la storia dietro la celebre sagra di Cappelle

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L'estate, come si sa, è sinonimo di ''sagra''. In tutta la Marsica
paesini cercano di far conoscere i loro piatti tradizionali o locali
organizzando serate conviviali per degustarli insieme.



Spesso dietro una pietanza si nasconde l'aneddoto di un paese, una
storia divertente tramandata di generazione in generazione. E dietro
la prossima sagra, quella della ranocchia fritta e dorata che si terrà
il 20 agosto a Cappelle, ce n'è una che vale la pena conoscere.



Un' antica storia narra che Don Benedetto De Giorgio, maggiore della milizia reduce dalla campagna d'Etiopia e un suo gruppo di
amici erano soliti andare a pesca di rane nella fossa sulla via per
Magliano dei Marsi e, complice la luna piena, ne presero 300 e più. Il
giorno successivo le donne , intente a infarinare e friggere le rane
tenevano in attesa i compagni di pesca certi di essere chiamati al
banchetto.



Ma Don Benedetto riuscì nella notevole impresa di mangiarle tutte e
trecento. Ai pescatori beffati resò solo il profumo delle rane fritte
che si spargeva per le strade.
Il prof. Sabatini fa sapere che nasce così, da questa storia di beffa,
l'appellativo ''ranocchiari'' per i Cappellesi.

 

Ludovica Salera


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