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La Vesuvius chiude e il Sindaco di Avezzano invece di fare autocritica se la prende con le regole dell'economia mondiale

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La Vesuvius chiude. Il Sindaco, invece di fare un serio esame di coscienza, se la prende con la delocalizzazione. Incredibile ma vero. Ottantatré famiglie finiscono sul lastrico ma Gianni Di Pangrazio se la prende con le regole dell'economia mondiale. Il solito modo di fare, di spostare il problema su altri, di mistificare i fatti. La solita assoluta refrattarietà ad assumersi una responsabilità, perché la colpa è per definizione sempre degli altri. Come un consumato illusionista, Di Pangrazio ha tirato fuori dal cilindro il solito coniglio, convocando il solito inutile vertice e confondendo i cittadini con dichiarazioni fuori da ogni realtà.

 

Eppure salta subito all'occhio che la crisi Vesuvius è solo l'ultima di una serie, è l'intero nucleo industriale di Avezzano in via di desertificazione: sono tante e troppe le imprese che hanno chiuso o sono in difficoltà, e da diversi anni nessuna nuova impresa si insedia in città (a parte quella sui rifiuti tossici e nocivi...). Bisognerebbe interrogarsi sul perché il fare impresa non faccia rima con Avezzano ma Di Pangrazio preferisce prendersela con la globalizzazione. Il Sindaco può pure continuare a giocare con le parole, ma a pagare un caro prezzo è la città. Una città immobile, ridotta alla cenerentola della politica regionale, esclusa da ogni virtuoso circuito di sviluppo.

 

La vicenda della Vesuvius è di una semplicità assoluta, purtroppo. L'impresa chiude e si sposta altrove perché i costi di produzione in Avezzano sono troppo elevati. Ed i costi di produzione sono troppo elevati perché l'Amministrazione comunale non ha fatto alcuna politica industriale efficace per attrarre nuove imprese o far restare quelle che ci sono. I servizi sono carenti (a partire dal depuratore), le tasse comunali sono elevatissime, e soprattutto la Marsica intera è stata esclusa dagli Aiuti di Stato alle imprese (TFUE 107.3.c) da una scellerata delibera della Giunta regionale del luglio 2014. Una delibera, ricordiamolo, che è stata ingurgitata senza colpo ferire sia dal Sindaco di Avezzano che da suo fratello, quel Peppe Di Pangrazio sempre presente quando si tratta di inaugurare una farmacia o aprire una sagra, ma sempre silente ed assente quando si tratta di difendere lo sviluppo della Marsica, come quando siamo stati esclusi dagli Aiuti di Stato. E qua sta il dramma di oggi: il Sindaco è obbligato ad ingoiare tutte le decisioni propinate ad Avezzano dalla giunta targata PD di Luciano D'Alfonso, tutto proiettato su Pescara, perché non può mettere in imbarazzo il fratello Peppe che di D'Alfonso è un diretto collaboratore e come lui condivide la politica tutta a favore della costa del PD abruzzese.

 

Un imbarazzo che è un vero e proprio conflitto di interessi, perché riduce enormemente lo spazio di manovra del Sindaco che, infatti, ha accettato di tutto e di più dalla Regione, senza mai osare fare nulla di concreto contro le politiche del PD regionale.

 

Ma il gioco è di corto respiro. Un conto sono le promesse elettorali, un altro è camuffare sistematicamente la realtà. Chi governa deve rispondere del proprio operato e non può fare solo propaganda, non è una cosa accettabile da parte di un Sindaco e di un Presidente del Consiglio Regionale.

 

E’ inqualificabile la comunicazione del Sindaco che finge stupore di fronte agli imprenditori che se ne vanno, è offensivo dell’intelligenza dei cittadini mescolare le carte senza nulla decidere e senza assumersi responsabilità, è ridicolo richiamare continuamente un programma elettorale dell’amministrazione ridotto ormai a carta straccia.

 

Redazione AvezzanoInforma