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“Fuocoammare”: la pellicola di Rosi che mette a fuoco Lampedusa, l’isola che c’è

Il docufilm, già Orso d’oro a Berlino, è il titolo italiano scelto per concorrere, come miglior film in lingua straniera, agli Oscar 2017


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Samuele è un giovanissimo lampedusano con il mal di mare e un occhio pigro che non è in grado di mettere bene a fuoco. Proprio come l’Europa che guarda a Lampedusa e non sa vedere quel che accade in mare, né “chi focu a mmari ca c’è stasira”. Chi ha saputo mettere a fuoco l’isola è stato, invece, Gianfranco Rosi che ha firmato la regia di Fuocoammare, il documentario scelto per rappresentare l’Italia, agli Oscar 2017, come miglior film in lingua straniera.

Il prossimo 24 gennaio si conosceranno le candidature definitive, mentre il 26 febbraio verranno consegnate le tanto ambite statuette. Nel frattempo le immagini di Fuocoammare, già Orso d’oro al festival internazionale del cinema di Berlino, continuano a portare nel mondo la storia di Lampedusa, l’isola che c’è, l’isola che non è solo un confine geografico, ma soprattutto simbolico. Un’isola liminale, soglia tra rassegnazione e speranza, morte e vita, anche se, come racconta il documentario, spesso sulle sue coste prima della vita arriva la morte. Potente, spietata, reale. Proprio come le riprese di Rosi che ha voluto testimoniare le storie di chi sull’isola ci abita da sempre, i lampedusani, e quelle di chi ci arriva perché perseguitato da guerre e fame. Nel mezzo il mare, immenso e in attesa, con i suoi fuochi, i suoi barconi fatiscenti, le sue navi pronte.

 

Per girare Fuocoammare, Rosi è stato un intero anno a Lampedusa e si è immerso totalmente nei ritmi di un microcosmo a cui ha voluto rendere una trasposizione cinematografica assolutamente onesta. La sua macchina da presa è rimasta ferma e, in un certo senso, silenziosa, per far parlare l’isola, con i suoi tempi e i suoi volti, riuscendo così a restituire un film in cui l’urgenza della questione politica si intreccia, con coraggio, ad un racconto artistico e struggente.

 

Ora, ad attendere Rosi, un viaggio verso gli Oscar che porterà negli Usa non solo Fuocoammare, ma anche tutti i lampedusani, figli di una terra accogliente ed ospitale che non indice referendum al motto di “prima i nostri” e che, ai muri e al filo spinato, ha preferito ponti e mani pronte ad aiutare.

 

Maria Caterina De Blasis


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