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Pappardelle al cinghiale per risolvere il problema della fauna selvatica: la provocazione di Blasetti

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L’AQUILA. «Dopo anni di lotte e proteste sui danni causati dalla fauna selvatica, ci arriva la soluzione finale, quattro pappardelle di farro, quello che riusciamo a sottrarre ai cinghiali, un po’ di pomodoro, aglio, magari rosso di Sulmona se gli ungulati ce lo fanno raccogliere e il gioco è fatto». Questo il commento di Vinicio Blasetti di Confagricoltura sulla questione dei danni causati dai cinghiali all’agricoltura marsicana.

 

«Dopo anni di inerzia» argomenta Blasetti «il parco Sirente Velino sembra abbia risolto il problema, tuttavia omette di divulgare l’entità dei danni nel suo territorio, non riconosce le proprie responsabilità su quelli causati dalle numerose popolazioni di cinghiali e cervi sui territori appena fuori dall’area protetta, omette di dirci quanti sono i cinghiali e cervi nel suo territorio».

 

«In Abruzzo» aggiunge il rappresentante di Confagricoltura «nel periodo di caccia vengono abbattuti migliaia di cinghiali ogni anno, più di mille ne sono sati abbattuti dalle attività di selecontrollo che, quest’anno, per colpa della solita follia burocratica è iniziata tardi. Ed il parco con i suoi 100 esemplari parla di esempio virtuoso, addirittura definito “lungimirante”, mentre i danni alle coltivazioni sono aumentati a livello insopportabile con la Regione che li paga con il contagocce».

 

«Abbiamo chiesto al parco» spiega ancora Blasetti «di avere una gabbia nel territorio di Massa D’Albe, come previsto nel piano del parco, ma la nostra richiesta ha avuto un diniego perché nel territorio non abbiamo danni, forse non è un danno che dal 1995 non è più possibile coltivare all’interno ed all’esterno del parco?».

 

«Occorre sottolineare, inoltre» conclude infine «che la filiera delle carni di cinghiale ed in futuro di cervi e caprioli, come succede in Trentino, non può essere appannaggio di pochi soggetti che fanno affari con la selvaggina, alimentata prevalentemente con i raccolti degli agricoltori. Occorre realizzare accordi di filiera controllati dal pubblico per fare in modo che parte dei proventi possano essere destinati a finanziare l’attività di prevenzione e gestione effettuata dai selecontrollori e, nei casi estremi, il risarcimento dei danni».

 

Redazione Avezzano Informa


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