Attualità 09:36

"Se il mondo trema non mi resta che pregare": il terremoto e la disabilità

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Quando la terra trema qualsiasi uomo è indifeso, e si ritrova a confrontarsi con quello che mai avrebbe immaginato di poter vivere. La paura e l’angoscia, ed allo stesso tempo l’istinto di sopravvivenza, la voglia di continuare ad esistere. Le emergenze ambientali, si sa, non guardano in faccia a nessuno ma c’è chi è indifeso più degli altri, chi non riesce a scappare, ad urlare, a chiedere aiuto come gli altri. All’indomani dei terremoti che hanno sconvolto il centro Italia, c’è ancora un tabù da rompere: la sicurezza ed il soccorso delle persone con disabilità. La maggior parte delle testimonianze nel mondo del web raccontano l’impossibilità di scappare a causa dell'immobilità, la paura provata nel sentirsi in gabbia, intrappolati per via delle maledette barriere architettoniche presenti nelle abitazioni e nelle strutture pubbliche.


Solo negli ultimi anni è cominciata una riflessione seria sull’argomento terremoto-disabilità: in tal senso la Protezione Civile ha messo a disposizione dei cittadini sul sito internet alcuni suggerimenti per il soccorso dei disabili durante le situazioni di emergenza (link). Anche sui social network e grazie alle numerose associazioni di volontariato sono nate delle iniziative importanti per dare aiuto concreto. Queste sono solo alcune delle idee per il soccorso dei disabili, il che fa dedurre che gli uomini e le donne sensibili a questo problema sono molti, ma non basta la sensibilità per mettere a punto un’organizzazione di evacuazione efficiente, eliminare le barriere architettoniche, rompere il silenzio e prevenire le disgrazie. È Iacopo Melio, studente fiorentino disabile, ideatore della Onlus #Vorreiprendereiltreno contro le barriere architettoniche, a spiegarci cosa succede ad un disabile nel caso di terremoto o incendio, e lo fa con un articolo dal titolo “Se il mondo trema non mi resta che pregare”: 


Se sei disabile sei un peso. Sì, ma non in senso sociale, affettivo o chissà cosa. Sei un peso proprio in senso fisico, che magari non stai in piedi e allora devono portarti in braccio, "tipo sposa". E mica tutti ce la fanno! Se sei disabile e vivi ai piani alti di un palazzone, poi, non ne parliamo proprio. "Ma ci sono gli ascensori!", direte voi... E invece no, non sempre. Avete mai visto qualcuno prendere un ascensore durante un #Terremoto?”


“Le scosse dei giorni scorsi sono state tremende. Casa mia ha ballato più di una volta nonostante l'epicentro fosse ben distante: Macerata, Perugia, Rieti. Eppure qui in provincia di Firenze si continua a ballare, e ad avere paura. Nel massimo rispetto, ovviamente, di chi una casa non ce l’ha più o è diventata inagibile. Di mia mamma che per due volte mi ha buttato addosso la prima coperta sottomano e, con me "tipo sposa" appunto, si è fiondata fuori casa in giardino, rischiando di cadere. Che menomale abitiamo al piano terra e le barriere non ci sono. Da noi, però. Ma cosa sarebbe successo se avessi avuto una carrozzina elettrica con batterie da cento chili? E se non fosse stata carica? Cosa sarebbe capitato se la stessa carrozzina avesse occupato tutto lo spazio di un ascensore condominiale e non fosse stato possibile scappare? E se invece mi fossi trovato a pian terreno, ma seduto sul divano e ci fossero volute almeno due persone per spostarmi dal salone perché sovrappeso o con un corpo "problematico"? Se la mia condizione mi avesse obbligato a vivere attaccato a qualche macchinario? Se l’unica via possibile, magari delle scale antincendio, non fosse stata su misura?”


“In questi casi nessuno ci pensa. O comunque sono in pochi a farlo. E basta chiedere ad un campione di Dirigenti Scolastici se in caso di emergenze simili ci sia la giusta messa in sicurezza. Io l’ho fatto con dieci Istituti Superiori e la risposta di tutti è stata “basta mettere il ragazzo in un’aula al piano terra”. Ma basta davvero? Ovvio che non ci siano soluzioni alternative o piani efficaci. Questo perché in caso di terremoto o di incendio un disabile viene lasciato spesso al caso, alla fortuna, alla negligenza non solo di condomini o scuole ma anche di uffici pubblici o altri luoghi che, invece, dovrebbero avere per legge un’organizzazione di evacuazione efficiente, ma purtroppo non sempre si è in grado di affrontare il mostro di turno. E allora che si fa, quando la terra trema e i nostri corpi con lei? Non c'è una risposta chiara, definita, univoca. Che li vedi, con lo sguardo perso e la speranza in testa che non capitino mai situazioni del genere. Ma le situazioni del genere capitano, e dato che non esiste una magia che ci faccia prevedere il pericolo con cinque minuti di anticipo, quelli buoni per "alzarci" e scappare tutti quanti, ci rimangono realmente la speranza e l'attesa che tutto passi: diteci voi se è mai possibile questo, alle porte del 2017”. 

 

Idia Pelliccia