Attualità 11:17

Camoscio appenninico, il PNALM tira le somme: 5 colonie per 2000 esemplari

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Molte delle attività di ricerca e monitoraggio condotte dal Servizio Scientifico del PNALM si sono concentrate, anche nel 2016, sul Camoscio appenninico, una sottospecie del camoscio dei pirenei che all'inizio del 1900 era presente esclusivamente in Camosciara, con un nucleo di circa una trentina di individui. Da allora il camoscio appenninico di strada ne ha fatta molta: negli anni '90 il Parco realizzò la colonizzazione del camoscio grazie alla traslocazione di alcuni individui, negli allora nascenti Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e della Majella e nel 2000 nei Monti Sibillini. In questi ultimi anni, il Parco ha passato il testimone alle altre aree protette che, grazie al progetto Life Coornata, hanno lavorato per il consolidamento della colonia dei Sibillini e la creazione di quella del Sirente Velino. Oggi si contano in tutto l'Appennino 5 colonie per un totale stimato di oltre 2000 camosci.


Nel PNALM la popolazione di camoscio si sta lentamente riprendendo dalle problematiche che erano emerse qualche anno fa e che avevano fatto registrare una bassissima sopravvivenza al primo anno dei capretti, compromettendo in parte la struttura di popolazione. Le conte estive e autunnali condotte su circa una trentina di percorsi con il supporto del Servizio di Sorveglianza, del CFS e dei tanti volontari, indicano una popolazione composta da oltre 500 individui con un tasso di natalità del 26%, con 124 capretti e un tasso di sopravvivenza al primo anno del 50%. Il monitoraggio più intensivo condotto sui branchi conferma i risultati condotti durante le conte, mostrando una popolazione ben strutturata. Rispetto a qualche decina di anni fa, la distribuzione del camoscio nel Parco è cambiata: da una marcata diminuzione di camosci nell'area storica si è registrato un incremento nella zona della Meta e dei Tartari, delle Gravare e del Monte Marsicano.

 

I.P.