Attualità 18:38

Caso Tribunale di Avezzano, fra inutili campanilismi e i sacrifici per un’autogestione

La parola al giudice Salvatore Vinci e all'avvocato Mario Petrella


tribunale avezzano.jpg

 

AVEZZANO – Tribunale di Avezzano, non saranno le mille chiacchiere e l’ennesimo inutile tavolo tecnico messo lì come fumo negli occhi a salvare il Palazzo di Giustizia marsicano. Abbiamo con pazienza atteso segnali più concreti ma, di fronte ad un dibattito che si articola fra speranze di miracoli e attese di rese altrui, ci è parso doveroso sentire due persone che di tribunale e di giustizia se ne intendono.

 

Parliamo del giudice in pensione, ed ex Presidente del Tribunale di Sulmona, l’avezzanese Salvatore Vinci, meglio conosciuto come “Salvino” e dell’avvocato Mario Petrella, animatore del Comitato che ha promosso il referendum contro la riforma della geografia giudiziaria e che sta cercando ancora soluzioni di legge e concrete alla questione. Due persone, due professionisti, insomma, che alle istituzioni danno del “tu” con estrema facilità e competenza.

 

Vorrei innanzitutto porre il problema base della questione. I tribunali sorgono dove c’è una forte e vivace economia, innanzitutto, elemento che porta con se fattori positivi e negativi. Proprio per gestire al meglio i fattori positivi e contrastare quelli negativi – ci spiega Vinci – ci sono i tribunali con tutte le forze dell’ordine e le istituzioni dello Stato previste e preposte. Se l’economia crolla, come è evidentemente accaduto ad Avezzano, anche la presenza del Tribunale inizia a barcollare. La classe dirigente dovrebbe quindi innanzitutto lavorare per ricreare in fretta le condizioni economiche per salvare il Tribunale di Avezzano che, come noto, dalla sua ha già una posizione facilmente raggiungibile e un carico di lavoro considerevole. La seconda considerazione da farsi – prosegue il giudice Vinci – riguarda l’utilità della giustizia. E’ necessaria una giustizia chilometricamente vicina o una giustizia efficiente con tempi ridotti e sentenze precise? Insomma, la giustizia deve essere vicina come luogo fisico o come servizio? E’ ovvio che la risposta sia la seconda e, quindi, ciò implica che il servizio giustizia debba essere vicino alle esigenze del popolo per servire il popolo. Una condizione che esclude ogni ragionamento di mero ed inutile campanilismo. La giustizia, ribadisco, deve essere un servizio in primo luogo efficiente. La prima esigenza della gente è quella di avere una giustizia efficiente e veloce. Se poi la si riesce a mantenere anche vicina tanto meglio. Io sono arrivato ad Avezzano nel 1941  - conclude Salvatore Vinci - , amo questa città e stimo gli avezzanesi. Sono gente che sa risorgere e trarre il giusto profitto dal proprio lavoro. Ora però vedo un certo abbandono e questo è il problema principale”.

Come dar torto ad un uomo che nella sua carriera di magistrato si è distinto per capacità, impegno, serietà e qualche volta anche per risultati da superlavoro praticamente unici in Italia?

 

E ora, dopo il magistrato, la parola all’avvocato. Mario Petrella, noto penalista e civilista di Civitella Roveto, semplifica la vicenda in modo disarmante: “Qui non si tratta di fare inutili tavoli tecnici e quant’altro. Qui si tratta di sapere dalla Regione se è disposta o meno a mettere in pratica la norma che le consente di fare una convenzione per la gestione in proprio dei palazzi di giustizia. Tutto qui. Questo tavolo non solo non mi convince ma addirittura mi preoccupa e non poco. E parlo del peso politico della Marsica in Regione che, fino ad ora, non è stato certamente notevole e influente. Temo addirittura qualche sorpresa assolutamente sgradevole. Io – aggiunge Petrella – però non amo stare a guardare e in questi giorni mi è venuta un’idea che voglio lanciare tramite le vostre colonne. Ho fatto due conti partendo dall’ipotesi trasferimento a L’Aquila. Apro una piccola parentesi. Al di là di ciò che dicono i nostri parlamentari, il ministro ed il sottosegretario hanno ribadito che un ripensamento sui tribunali non esiste. Quindi si spera in una proroga sperando in un cambio futuro di rotta. Chiusa la parentesi e riprendendo il ragionamento, ho potuto constatare che fra spese di carburante, pedaggi autostradali e un minimo di sostentamento ogni volta che si va in udienza e si resta a lungo a L’Aquila, ogni avvocato dovrebbe sopportare una spesa annua in più rispetto ad ora di oltre mille euro. Lo stesso discorso, poi, vale per i commercialisti. Quindi ho pensato che se invece di stare a mendicare alla Regione Abruzzo, ogni avvocato e ogni commercialista mettesse i mille euro e poco più all’anno, che altrimenti spenderebbe a L’Aquila, in un fondo apposito, potremmo proporre di autogestire il Tribunale di Avezzano autonomamente. Bisogna infatti considerare – dice Petrella - che le spese del personale sono a carico del Ministero, sia che questo operi ad Avezzano o a L’Aquila, e che quelle della sede sono già a carico del Comune di Avezzano. A questo punto chiuderlo sarebbe immotivato. Lasciando perdere tavoli e inutili passerelle”.

 

Il panorama, oltre le dichiarazioni di facciata e le operazioni di maquillage, è sufficientemente chiaro.

 

Pierluigi Palladini


Ti potrebbe interessare anche Notizie
tribunale di avezzano | salvatore vinci | mario petrella