Attualità 15:05

Medaglia d’onore al civitellese “Zi’ Raffaele”, soldato internato in un lager nazista

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L’AQUILA. In occasione del Giorno della Memoria, il prefetto dell’Aquila, Giuseppe Linardi, ha ricevuto i familiari di sei cittadini originari della provincia dell’Aquila che, durante la Seconda Guerra Mondiale, vennero internati nei campi di concentramento della Germania nazista. A loro il prefetto, riconoscendone il sacrificio e a titolo di risarcimento morale, ha concesso la medaglia d’onore, insieme al conforto nel ricordo come monito per le future generazioni.

 

Questi i nomi dei sei soldati, deportati e internati nei lager nazisti, che oggi hanno ricevuto il riconoscimento alla memoria: Vincenzo Cacchione di San Benedetto dei Marsi, Giovanni Casciotti di Balsorano, Vincenzo Colaianni di Barisciano, Antonio Fanelli nato a Grumo Appula, Carmine Milite nato a Nocera Superiore e Raffaele Venditti di Civitella Roveto.

Proprio quest’ultimo, nel 2012, alla soglia dei suoi 100 anni, raccontò quei terribili mesi di prigionia, dal settembre del 1943 al maggio del 1945, agli alunni della classe IV della scuola “Roberto Ripandelli” che, insieme alla loro insegnante Maria Teresa Alfano, stavano portando avanti una serie di interviste da presentare proprio nel Giorno della Memoria.

 

Zi’ Raffaele, così era chiamato da tutti i civitellesi, classe 1913, raccontò di essere stato catturato dai tedeschi e condotto nella città di Anklam, dove rimase per 19 mesi, lavorando in un magazzino agrario. Vendevano sementi e patate, che erano anche la sua unica fonte di sostentamento. Un giorno, poi, arrivarono i russi e lo portarono in Polonia. Ricordava di aver camminato moltissimo a piedi, fino a quando, insieme ad un giovane di Isola Liri (Fr) e ad uno di Gallo, frazione di Tagliacozzo, salì su un carretto trainato da un cavallo per raggiungere la città a cui erano destinati.

 

Anche in Polonia viveva in un campo di concentramento. «Eravamo in mezzo a due fuochi» spiegava ai bambini con la voce un po’ tremante, ma estremamente lucida «da una parte sparavano i tedeschi, dall’altra i russi. Rimanemmo molto tempo senza toccare cibo. Un giorno, poi, vedemmo un’enorme nube di fumo e il cielo, in pochi minuti, si riempì di tanti aerei che bombardavano, io sono riuscito a contarne 36. Le bombe cadevano anche ai miei piedi, tante finirono nel fiume. Un ragazzo di Sora tentò di scappare, provò a rifugiarsi in una delle tante stalle che costeggiavano il fiume, ma non ci riuscì poiché una bomba colpì una barchetta che lo schiacciò contro un muro. Non vedendolo per diversi giorni chiedemmo ad alcuni di Isola Liri dove fosse il loro compaesano, risposero che era riuscito a fuggire, ma qualche giorno dopo venne un tedesco che annunciò: “Camerata caput, camerata caput” e ci raccontò la triste fine del nostro giovane compagno».

 

Medaglia.jpgZi’ Raffaele raccontò poi dei giorni che trascorrevano nella fame, nella paura, nella fatica. La città era distrutta dalle bombe e loro, in quanto prigionieri, venivano costretti a ripulire le strade e le piazze. Il soldato Venditti, fiero di non aver mai ucciso un altro uomo, neanche un nemico, nonostante il secolo di età, riuscì a raccontare ai bambini, che lo ascoltavano con entusiasmo e curiosità, davvero tanti aneddoti, molti dei quali, purtroppo, non si concludevano con un lieto fine, al contrario della sua storia. Nel 1945, infatti, dopo 30 mesi di prigionia tra Germania e Polonia, riuscì a tornare in Italia con un treno adibito al trasporto di bestiame con decine e decine di persone stipate in ogni vagone.

 

Oggi, all’Aquila, è stato riconosciuto il coraggio e il sacrificio di Raffaele Venditti e degli altri soldati del capoluogo abruzzese internati nei lager nazisti. La medaglia del civitellese è stata ritirata da suo figlio, capogruppo del Gruppo Alpini di Civitella, Fausto Venditti, in una partecipata cerimonia in cui erano presenti anche i rappresentanti dei comuni di residenza degli insigniti. Anche l’amministrazione di Civitella ha voluto esprimere «immensa gratitudine al concittadino Raffaele Venditti, alla sua famiglia e al figlio Fausto, che oggi ha ritirato l’importante onorificenza, perché non si può e non si deve dimenticare. Grazie Raffaele».

 

Maria Caterina De Blasis