Cultura 10:19

Battiato ad Avezzano: thè per riscaldarsi ed il sorriso di chi è padrone del tempo

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Era seduto in un angolo del Gran Caffè, venerdì pomeriggio, intento a sorseggiare del the e a dedicarsi alla sua attività preferita: contemplare.
Il Franco Battiato che non ti aspetti si preparava così ai suoi due concerti avezzanesi, godendosi l'essenza liquida della sua tazza e un anonimato che da sempre ha rivendicato e che ad Avezzano sembra aver trovato nello spazio di un giorno ventoso.


La richiesta è quella di un'intervista per AvezzanoInforma con lui prima del concerto del giorno dopo, e ad un sorriso gentile e timido di chi ormai è stato ''trovato'' mentre si infiltrava nel mondo comune. Non può dirci no, e sebbene non ami spassionatamente le
interviste accetta e ci dà i contatti del manager.

 

Il giorno dopo le domande sono state studiate, e il manager è stato chiamato. L'appuntamento è dietro al Teatro dei Marsi al fatidico orario x. Orario che si avvicina, si ferma quel tanto che basta all'orologio e se ne va. Se ne vanno intanto anche i pochi estimatori di Battiato che temevano che avesse scelto un'altra entrata. Ma una cosa che i cultori di Franco Battiato apprezzano è la sua educazione, la sua essenza di uomo che prima del successo cerca se stesso ed è padrone del suo tempo. Arriva lenta una macchina nera. Viene invitato ed aiutato a scendere dal manager, che guidava la macchina. Il ''Maestro'', come ostinatamente lo chiamano i suoi fan, entra a passo lento ma deciso. Ci dispensa il sorrisetto di chi apprezza la tenacia.


Il manager, Luca Gnudi (anche manager del fu Lucio Dalla), con la sua parlata bolognese ci dice che si è fatto tardi, che se ne dispiace ma che comunque, anche se bisogna iniziare e non c'è tempo per l'intervista, ci fa entrare dietro le quinte. C'è la penna, il registratore, la fotocamera, manca solo il tempo.

 

In una stanzetta, davanti la porta, Battiato legge dei fogli e guardandoci divertito ci rimprovera bonariamente ''Ma ora siete arrivati?!'' come se il ritardo fosse stato il nostro. Ce lo dice perchè lui, nel tempo della meditazione e dei suoi studi mistici, è forse da sempre pronto alla dimensione del palco. Come se fosse lì a ripassare la scaletta da ore.


A passo lento si avvicina e ci dice che no, Avezzano non ha proprio lo stesso clima della Sicilia. Il freddo è tale che anche sul palco salirà con il piumino leggero. No, Avezzano non è Milo. Siamo alle pendici del Monte Velino, l'Etna è lontano e sono lontani i profumi delle zagare. Accennando quel sorriso che lo contraddistingue ci dice ''Beh, ma non c'è tempo per parlare che dobbiamo andare, allora ce la facciamo una foto?''. Il sorriso è già pronto. Tre click del manager e le sue scuse, in un clima gentile e intimo senza la fretta di congedarci.

 

Battiato ci dice ancora ''Dai ragazzi, andate a vedere il concerto che si inizia!'' E mentre noi rientriamo come ospiti, qualcuno entra sul palco come se fosse un freddo giorno, buono per cantare un'oretta e poco più e per una tazza di the.


E infatti alla prima canzone tolgono alle spalle una bottiglia d'acqua, e la sostituiscono con una tazza nera fumante di the. Si può davvero iniziare. Il resto è musica, magia, un viaggio a metà tra occidente ed oriente.

 

Ludovica Salera