Politica 06:00

De Angelis: «Vogliamo amministrare Avezzano perché abbiamo il coraggio contro le paure, la responsabilità contro il tirare a campare»

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Gabriele De Angelis, il candidato sindaco del movimento civico “Avezzano Rinasce”, in un’intervista dove traccia alcune tra priorità programmatiche e proposte ai cittadini in vista delle elezioni amministrative di Avezzano.

 

Gabriele De Angelis, partiamo dalla sua foto nei manifesti elettorali: in molti la vedono tra il troppo serio e il minaccioso.

«Minaccioso mai, sono una persona tranquilla in ogni attimo della mia giornata, anche quando sono sotto pressione. Serio sì, perché metto da sempre la necessaria dose di serietà in tutte le cose che faccio».

 

Come si sta nei panni da candidato sindaco?

«Non è un vestito comodo da indossare, perché i cittadini con i quali parlo da tempo sono disillusi dalla cattiva politica in generale, e questo è più che comprensibile, ma sono anche disillusi dall’amministrazione della propria città. La priorità è ricostruire immediatamente un rapporto di fiducia con gli avezzanesi, rimuovendo l’opacità dell’Amministrazione uscente, quella delle promesse non mantenute, dei progetti solo annunciati e mai realizzati, della cattiva gestione della cosa pubblica, delle troppe “cose non fatte”. È il momento di cambiare, sia nei contenuti che nei metodi, l’azione amministrativa».

 

Da dove si parte?

«Dal lavoro. La mia proposta alla città ha come obiettivo principale creare nuovo lavoro. Non posticini ad orologeria concepiti come mortificanti cambiali elettorali, ma lavoro vero e stabile, che offra certezze su cui costruire percorsi di vita ad Avezzano. La risposta non può essere il posto pubblico, bisogna dirlo con chiarezza, a costo di essere impopolari. Per fare questo ci vogliono imprese solide e innovative. Vogliamo partire dal consolidamento delle imprese esistenti e allo stesso tempo ridiventare attrattivi per nuove iniziative imprenditoriali. Investiamo le nostre idee nello sviluppo del piccolo commercio, dei servizi e dell’agricoltura, il cui potenziale è ancora in larga parte inespresso, perché gli imprenditori di questo settore sono stati lasciati soli, senza avere in Comune un interlocutore, magari un assessore con delega dedicata all’agricoltura. Avezzano ha mille risorse. Oggi sono come addormentate, noi vogliamo risvegliarle perché la città ha tutte le potenzialità per rinascere».

 

Il commercio, come giudica lo stato di salute di questo settore in città?

«Sicuramente non buono, sul commercio e più in generale sul rilancio del centro cittadino, l'amministrazione uscente ha fallito su tutta la linea. Il sindaco ha dimostrato scarsa capacità di programmazione, enormi limiti operativi e contraddizioni proprio sui temi strategici dell'assetto del centro storico, della regolazione del traffico e sull'isola pedonale. Lo dimostrando le serrande abbassate degli esercizi commerciali, uno “spettacolo” spettrale che non può certo trovare conforto da iniziative estemporanee quanto discutibili come certe sagre strapaesane. Di fronte a questo scenario desolante, è stato detto tutto ed il contrario di tutto, fatto poco o nulla e ne risulta palesemente contraddetto il “Programma di mandato 2012-2017”».

 

Ma in quasi tre anni di quel 2012-2017 lei è stato assessore nella Giunta Di Pangrazio e poi si è dimesso nel giugno 2015. Come la mettiamo?

«Non rinnego l’impegno profuso e le azioni concrete della mia esperienza in quella Giunta. L’ho fatto con la stessa dedizione che metto nel mio lavoro. Non a caso tale impegno all’epoca mi venne riconosciuto anche dal sindaco, che mi definì pubblicamente “il miglior assessore della sua giunta”, invitandomi a non rimettere il mandato ricevuto. La verità è che ho lasciato l’amministrazione Di Pangrazio in tempi non sospetti, quando ancora tutti volevano salire su quel carro. E l’ho fatto perché era diventata incolmabile e inaccettabile la distanza tra quanto promesso dal sindaco e quanto poi effettivamente realizzato. Dopo un paio d'anni in cui qualcosa di buono si era provato a fare, il sindaco e i suoi più stretti collaboratori si sono come inceppati nell'azione, è venuta a galla la progressiva mancanza di concretezza, il vivere alla giornata, “l’annuncite cronica” senza costrutto e senza coerenza alcuna, la totale sudditanza a esigenze politiche esterne e nemiche della Marsica. Troppe le promesse, nessuna programmazione seria finalizzata a raggiungere qualche risultato rilevante».

 

Torniamo al commercio: ha già delle idee precise su come metterci le mani?

«Il commercio è un aspetto centrale della vita cittadina, non solo per la socialità, pure importante per una comunità di persone. Ne determina la dinamicità economica, l'appetibilità per investimenti e l'interesse turistico. Deve però essere messo in condizione di operare e svilupparsi al meglio, Occorre una “regia unitaria” del Comune che, d'intesa con le associazioni di categoria, coordini la promozione e la comunicazione. Attività produttive e città devono andare a braccetto, crescere insieme. Non può essere diversamente. Gli strumenti per una programmazione congiunta tra il Comune e le associazioni di categoria ci sono e bisogna dare corpo ad un progetto di “distretto naturale del commercio” che inverta la tendenza alla desertificazione del centro. Ripartiremo da cose semplici, già decise e finanziate ma rimaste inconcluse, come la riqualificazione di Piazza Risorgimento e di Piazza del Mercato, per poi continuare con la valorizzazione della Montessori, il tutto inserito in un progetto più ampio di valorizzazione del centro cittadino, il “fare Centro”, che andrà a considerare pure un nuovo assetto del traffico e la promozione della mobilità sostenibile».

 

Mettiamo che domattina lei sia il nuovo sindaco di Avezzano: le prime e più urgenti questioni sul suo tavolo?

«La prima: la città deve uscire dall'isolamento nel quale l'ha relegata l'attuale amministrazione e far sentire il proprio peso sulla Regione che ha escluso sistematicamente la Marsica da tutto, a partire dagli incentivi alle imprese per finire alle infrastrutture strategiche. La seconda: occorre ricostruire una rete sinergica di rapporti con le aree interne (L'Aquila e Sulmona), con la immensa città metropolitana di Roma, con il governo nazionale e con la Commissione europea. Avezzano, dopo cinque anni di isolamento, è fuori da tutti i circuiti dello sviluppo». 

 

E per quei citatissimi “primi 100 giorni”?

«Tutto parte dal recupero dell’efficienza amministrativa attraverso il miglioramento dell’organizzazione del Comune e dal recupero di risorse oggi improduttive. In parole povere bisognerà subito migliorare molti servizi erogati ai cittadini, eliminare l’ennesima postazione dirigenziale nello staff del sindaco, recuperare le risorse sperperate in mille rivoli inutili, attuando una decisa revisione dei contratti, in particolare riducendo immediatamente la TARI-Tassa sui Rifiuti. Quindi va risolta senza indugio la questione del Tribunale, un presidio essenziale oggi stretto tra la precarietà delle proroghe e il rischio di chiusura al 2020. Non attenderò il 2020, la Città ha bisogno di certezze e il Tribunale è una di queste. E la questione cruciale che ho ricordato con il “fare Centro”, ridando slancio al binomio indissolubile tra centro città e commercio».

 

Basta questo perché i cittadini scelgano di votarla?

«I cittadini sono liberi di scegliere. Quello che gli avezzanesi devono sapere è che noi metteremo al centro dell'azione di governo gli interessi reali della città e non quelli di una famiglia allargata. Sono un imprenditore, non ho bisogno della politica per vivere e mai farò politica per sistemare familiari, amici e amici degli amici. Noi lavoreremo affinché Avezzano torni ad essere una città in grado di attrarre capitali produttivi e lavoro di qualità. Restituire speranza nel futuro ai giovani, affinché non siano costretti a emigrare, ma possano lavorare e mettere su famiglia ad Avezzano. Fare di Avezzano una città normale è già una rivoluzione per come ci ha ridotti l'Amministrazione uscente».

 

LS Direttore