Avezzano. E' morta ieri Angela Calise Moroni, dopo 29 anni di coma vegetativo.
Una decisione, quella di non staccare la spina, alimentata negli anni dall'amore del marito e delle loro cinque figlie.
Si era sentita male il 25 gennaio del 1988, quando all'improvviso cadde a terra. Il marito, allora studente di medicina all'università di Chieti, riuscì a farle ripartire il cuore tramite messaggio cardiaco e respirazione bocca a bocca. Ma anche dopo una lunga degenza all'ospedale di Chieti, non ci fu molto da fare: Angela non riprese mai conoscenza.
Forte la fede del marito, così la convinzione che «Una vita umana resta tale fino a quando il Signore non la toglie», a permettere alla famiglia di continuare a vegliare la vita della donna con amore e dedizione.
La notizia, pubblicata dal Messaggero, si inserisce nel dibattito italiano che ultimamente, con la decisione di DJ Fabo in senso opposto, da anni divide il paese.
La questione intorno alla cosiddetta "dolce morte" è infatti l'oggetto di uno dei dibattiti più accesi ed attuali in materia di bioetica.
Sebbene il Parlamento italiano non si sia ancora pronunciato in merito, l'eutanasia, cioè la scelta consapevole di porre termine alla vita di un paziente affetto da malattia incurabile o in stato di coma irreversibile, è un tema che, anche nel nostro paese, accende il confronto tra giuristi, politici, filosofi e scienziati.
Va infatti rispettata anche la morale cattolica, che guarda al rifiuto all'eutanasia come una salvaguardia di quei valori su cui l'esistenza dell'uomo può costruire il suo destino. All'interno dell'etica cristiana è inammissibile l'Eutanasia perché la vita è "dono di Dio"
che va rispettato, senza presupporre che alcuni abbiano il diritto di giudicare se la vita di altre persone sia o non sia ancora valida e utile per la società.
Ludovica Salera