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Quasi il 2018: una piccola poesia per inaugurare i giorni futuri

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E così un altro anno è passato. È passato piuttosto silenziosamente, presi come siamo dai nostri piccoli deliri quotidiani. Eppure ne sono successe di cose, avvenimenti belli e brutti. Alcuni urlati dai social media e dai media in generale, altri accennati, altri addirittura taciuti.

 

Forse il massimo luogo comune sul capodanno è il bisogno e l’opportunità di fare un bilancio, aver un punto temporale- come lo scoccare della mezzanotte- per dire “domani è un altro giorno, di un altro anno” e potersi credere forse per un giorno migliori, pieni di buoni propositi a cui puntualmente mancheremo.

 

Chi si vuole mettere a dieta, chi spera di trovare l’amore, chi un lavoro, chi vorrebbe essere più resiliente e tenere botta alle piccole incombenze quotidiane. Propositi che spaziano e rimbalzano in tutti i campi della vita, presi come siamo dai nostri deliri quotidiani.

 

Presi come siamo dai nostri deliri quotidiani: abbiamo ancora il tempo per pensare alla collettività, agli altri che sono fuori quella piccola cerchia di familiari ed amici? Direte no, forse un sano no, ed è per questo che esiste la poesia ed ha motivo di esistere.

 

C’è un poeta palestinese, Mahmoud Darwish, tra i massimi rappresentanti della poesia araba degli ultimi decenni. Scomparso nel 2008 per complicazioni seguite a un intervento chirurgico negli Stati Uniti, Darwish resta uno dei simboli più forti della Palestina. Le sue poesie raccontano la guerra, la perdita della patria, l’oppressione del suo popolo, e scandagliano il fondo della vita.

 

C’è una poesia, che parla al mondo, ai nostri piccoli finti tormenti quotidiani, che è un piccolo invito- delicato come solo la poesia- a pensare agli altri. Ed è uno spunto di riflessione, un regalo per i nostri pensieri:

 

“Mentre prepari la tua colazione, pensa agli altri,

non dimenticare il cibo delle colombe.

Mentre fai le tue guerre, pensa agli altri,

non dimenticare coloro che chiedono la pace.

Mentre paghi la bolletta dell’acqua, pensa agli altri,

coloro che mungono le nuvole.

Mentre stai per tornare a casa, casa tua, pensa agli altri,

non dimenticare i popoli delle tende.

Mentre dormi contando i pianeti, pensa agli altri,

coloro che non trovano un posto dove dormire.

Mentre liberi te stesso con le metafore, pensa agli altri,

coloro che hanno perso il diritto di esprimersi.

Mentre pensi agli altri, quelli lontani, pensa a te stesso,

e dì: magari fossi una candela in mezzo al buio.”

 

Ecco un bell’augurio per il 2018: magari fossimo una piccola candela nel buio, una luce di speranza per tempi meno buoni.

 

Ludovica Salera

 


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