Attualità 12:52

Gallerie del Gran Sasso, nuove frasi shock sul rischio crollo

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«Guardi che quest’autostrada se ne cade a pezzi, col terremoto i
ponti sono tutti infragiliti come fuscelli al vento, il cemento è
farina, il ferro è ruggine. Lo sa il governo, lo sa il ministro Delrio»


Carlo Toto, il 25/01/2018 in un'intervista ad Antonello Caporale.



Gallerie del Gran Sasso: le frasi shock di Strada dei Parchi sul rischio crollo della volta con isolamento di due province e il blocco della via di fuga dei laboratori.
Dato strutturale preoccupante: a dirlo Strada dei Parchi nei suoi documenti.

 


Non adeguate ai requisiti del D.lgs. 264/2006: i perché nelle carte della Commissione Gallerie del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
Aspetti ambientali ignorati nelle carte nonostante sia un aspetto centrale nel D.lgs.264/2006.


Dal 2006 al 30/04/2019 tredici anni per non arrivare al risultato da parte di gestore e strutture statali di controllo.
Le procure e gli enti accertino le responsabilità per i ritardi. Si va, impreparati, verso costosissimi lavori faraonici.
Le gallerie del Gran Sasso, tra le più lunghe d'Italia con i loro 10,5 km, non sono state adeguate entro la scadenza del 30 aprile 2019 ai requisiti impiantistici fissati dal D.lgs.264 e presentano, per stessa ammissione di Strada dei Parchi nei documenti ufficiali, un livello di ammaloramento strutturale preoccupante con tanto di distacchi dalle volte.

 

Per questo, dopo un accesso agli atti alla Commissione Gallerie e dopo aver esaminato decine di documenti, lo scorso 7 novembre abbiamo
presentato un corposo esposto a 45 enti e 8 procure (oltre la Corte dei Conti). Sono state interessate tutte le procure competenti per gli assi dell'A24 e A25 perché sono emersi documenti, seppur parziali, anche su altre gallerie assoggettate agli obblighi di sicurezza cui al D.lgs.264/2006.

Proprio per le parole del patron della Toto sopra richiamate, alla luce delle problematiche delle autostrade italiane, vista la clamorosa relazione al Senato della stessa Strada dei Parchi del 2016 passata inosservata fino alla nostra divulgazione
nonostante contenesse parole più che allarmanti circa lo stato strutturale delle due gallerie, considerata la lettura del negletto (non da noi che abbiamo da tempo sollevato la questione) D.lgs.264/2006 per l'adeguamento delle gallerie per la sicurezza che recepisce una direttiva comunitaria del 2004 varata a seguito della tragedia dell'incendio nella galleria del Monte Bianco, abbiamo ritenuto opportuno approfondire ulteriormente la tematica dell'adeguamento delle gallerie
presentando a luglio scorso un accesso agli atti presso la competente Commissione Gallerie del Consiglio Superiore dei lavori Pubblici per ottenere tutti i documenti originali.

 


L'accesso agli atti è partito a luglio 2019 ed è stato estremamente laborioso anche per la richiesta di Strada dei Parchi di negare l'accesso.

 

Solo dopo diffide siamo riusciti ad ottenere decine di documenti dal 2006 al settembre 2019, anche se ci aspettavamo l'esistenza di una documentazione e di una corrispondenza molto più corposa viste le problematiche da affrontare per l'adeguamento delle maggiori gallerie italiane autostradali entro il 30 aprile 2019. Uno si aspettava solleciti, diffide, scambi frenetici di progetti, corrispondenza circa le problematiche ambientali - siamo in un Parco nazionale e a contatto con uno degli acquiferi più importanti d'Europa - e degli acquedotti di Teramo e L'Aquila che nel frattempo erano esplose con tanto di processo incardinato al Tribunale di Teramo ecc.

 

Il punto fermo è che il termine del 30 aprile 2019 è arrivato senza che le due gallerie del Gran Sasso siano state adeguate dal punto di vista impiantistico. Pertanto sono scattate le misure temporanee alternative che conosciamo
(corsia unica; limiti di velocità ecc). Inoltre sono emersi problemi strutturali assai rilevanti descritti dalla stessa Strada dei Parchi con parole e foto inequivocabili. Intanto dobbiamo rilevare che agli atti mancano completamente le
risultanze delle ispezioni obbligatorie per legge (almeno due visto che il Decreto ne dispone almeno una ogni sei anni): lo
Stato non è mai andato a visitare le gallerie autostradali più lunghe nel suo territorio!

 

Arriviamo al punto che nelle Analisi di rischio dell'Università di Milano inviate alla Commissione Gallerie da Strada dei Parchi
nel 2018, che non attengono alla questione strutturale ma all'impiantistica, mancavano i riferimenti alla questione
dell'acquifero e degli acquedotti nonostante il Decreto 264/2006 fin dall'art.1 recita "Il presente decreto ha lo scopo di
garantire un livello minimo sufficiente di sicurezza agli utenti della strada nelle gallerie della rete stradale transeuropea
mediante la progettazione e l'adozione di misure di prevenzione atte alla riduzione di situazioni critiche che possano
mettere in pericolo la vita umana, l'ambiente e gli impianti della galleria, nonche' mediante misure di protezione in caso di
incidente". Eppure nell'audizione al Senato del 2016 la stessa Strada dei Parchi aveva particolarmente evidenziato questo
aspetto del D.lgs. 264/2006 e, cioè, che la questione ambientale era strettamente attinente alla sua applicazione (si rimanda
ai passaggi e agli screenshot della relazione di SdP allegata all'audizione, ampiamente citati nell'esposto). Nel biennio
2016-2018 attorno a questa questione è accaduto di tutto, dai progetti del tavolo istituzionale regionale all'inchiesta della
procura di Teramo. Addirittura in Parlamento Strada dei Parchi aveva affermato già nel 2016 che "Anche il rivestimento
di entrambi i fornici della g. G. Sasso sono fortemente degradati ed i recenti episodi di incendio in galleria ne
hanno evidenziato le criticità: ricordiamo che il collasso di un solo tratto di rivestimento comporta l’isolamento
reciproco fra le province di Teramo e l’Aquila oltre alla difficoltà di evacuazione del personale del Laboratorio
Sotterraneo dell’INFN (centinaia di persone dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare)". E, inoltre, che
"L’adeguamento impiantistico sarà possibile solo dopo un adeguato rinforzo strutturale di talune gallerie, le cui strutture
in calcestruzzo presentano diffusi e importanti ammaloramenti dovuti alla mancanza, fin dalla loro costruzione,
dell’impermeabilizzazione a tergo della calotta e dei piedritti. L’assenza dell’impermeabilizzazione, oltre a creare danni
strutturali, genera situazioni di rischio per la circolazione stradale, dovuti alla formazione, durante il periodo invernale, di
vere e proprie stalattiti di ghiaccio che devono essere rimosse prima che il loro peso le faccia collassare e cadere sul
piano viario.  Inoltre che «Inoltre negli anni la faglia attraversata a circa 1400 ml dall’imbocco lato
Teramo ha dato segni di riattivazione con episodi di sollevamento progressivo dell’arco rovescio che era oggetto di
monitoraggio anche prima del recente terremoto di Amatrice: il piano verrà implementato per calibrare l’intervento di
ricostruzione di un arco rovescio sicuramente armato (a differenza di quello attuale) con possibile blindatura del
rivestimento a cavallo della faglia sui 2 fornici»


Alla Commissione Gallerie tutto ciò fino a settembre 2019 è sostanzialmente ignoto!
Per quanto riguarda l'adeguamento al D.lgs.264/2006, Strada dei Parchi, a parte espletare le prime incombenze collegate al
decreto nel biennio 2006-2008, e dopo alcune succinte note tra il 2009 e il 2015 di pianificazione in cui si promettevano, a
fonte dell'approvazione dei piani di spesa, interventi coerenti entro la scadenza, dopo un preliminare depositato nel 2016, ha
presentato un progetto definitivo nel 2018, quando mancava un anno dalla scadenza fissata dal decreto. Nel progetto ha
proposto di fare un adeguamento parziale entro il 30 aprile 2019 rimandando il resto degli interventi in una fase successiva
entro il 2030, data di scadenza della sua concessione. A quel punto la Commissione gallerie, oltre a imporre una serie di
prescrizioni, ha chiesto chiarimenti a Strada dei Parchi circa le motivazioni alla base di questa scelta. È solo qui, a due anni
dall'audizione al Senato dove aveva usato parole inequivocabili circa lo stato di ammaloramento delle gallerie, che il
concessionario tira fuori proprio le problematiche strutturali che ieri hanno fatto tanto clamore* (e che SdP in un
comunicato stampa ha provato a sminuire nonostante fossero proprie parole, il che ci ha fatto, amaramente, sorridere) circa
i rivestimenti degradati e i distacchi dalle volte. In realtà non ha fatto altro che ribadire, addirittura con meno particolari,
quanto la stessa concessionaria aveva messo nero su bianco nell'audizione del 2016 al Senato, pure sconosciuta alla
Commissione Gallerie non essendo tra gli atti. Lo fa, paradossalmente, per giustificare il fatto che non conviene fare entro il
30 aprile 2019 alcuni lavori di adeguamento perché tanto bisognerà intervenire in maniera talmente pesante, asportando i
rivestimenti delle volte per l'intera lunghezza delle gallerie fino ad una profondità di 40 cm (nella relazione al
Senato aveva sostenuto fino a 50 cm) e rifacendole daccapo, e quindi non è il caso di fare due volte lo stesso lavoro di
posizionamento di impianti. Nella nota SdP non cita la necessità di operare per isolare gli acquedotti che corrono sotto la
sede stradale, che pure sappiamo essere intervento necessario sulla base degli stessi progetti di SdP presentati al tavolo
istituzionale regionale. Questo giusto per far capire che tipo di lavori ci aspettano e che problemi avremo di fronte, ad
esempio sull'approvvigionamento idrico durante i lavori per il quale sarebbe intanto il caso di finanziare imm ediatamente una
vasta opera di recupero perdite idriche nel teramano nel mentre si espleta l'iter di predisposizione ed approvazione dei
progetti.
A quel punto sia il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici sia il MIT mettono nero su bianco che il primo parere con
prescrizioni della Commissione Gallerie deve ritenersi non esaustivo. Inoltre il Consiglio Superiore dei lavori Pubblici con
una nota del 16/11/2018 avente per oggetto "Aspetti strutturali" delle gallerie del Gran Sasso scrive che per queste
problematiche strutturali, descritte in forma qualitativa, deve essere "sviluppata una dettagliata e documentata valutazione
quantitativa. Sulla base di questa dovranno essere fornite con tempestività rassicurazioni sulle condizioni di sicurezza
dell'esercizio, quindi saranno sviluppati gli interventi di risanamento che sono ritenuti necessari". Agli atti della commissione
gallerie, almeno fino al settembre 2019, non abbiamo trovato questa documentazione. Sarebbe auspicabile, a parte fare
comunicati privi di riferimenti tecnici, che Strada dei Parchi provveda a pubblicare tutto sul proprio sito web in modo da
rendere accessibile l'eventuale ulteriore documentazione esistente (visto che, come detto, le analisi di sicurezza depositate
alla Commissione Gallerie non attengono al lato strutturale ma a quello impiantistico, con i limiti che abbiamo sollevato
relativamente alla mancata trattazione delle questioni ambientali). Ovviamente lo stesso dovrebbe fare il MIT.
Crediamo che tutta la questione del Commissariamento, emersa guarda caso proprio ad aprile 2019 in
coincidenza con la scadenza fissata dal D.lgs.264/2006, dei 120 milioni di euro di fondi pubblici destinati alla
messa in sicurezza, del dibattito che scaturì sulla ventilata chiusura dei tunnel, debba essere ora ripensata
sulla base di questi documenti che dovranno a nostro avviso essere attentamente valutati da procure, Corte dei Conti e
da tutti gli enti a vario titolo coinvolti visto tra l'altro che la Commissione Europea ha aperto una procedura d'infrazione nei
confronti dell'Italia per il mancato adeguamento al D.lgs.264/2006.
Alleghiamo (siamo comunque disponibili ad inviare tutti i documenti su richiesta):
-esposto depositato il 7 novembre 2019; -estratto della relazione di Strada dei Parchi del 12 ottobre 2019 con i riferimenti ai
problemi strutturali e foto; *nel documento, pure allegato, di Strada dei Parchi del 12 ottobre 2018 si può leggere:
-"I rivestimenti di queste gallerie presentano allo stato odierno calcestruzzi deteriorati di modesta qualità superficiale a
causa della lunga esposizione agli agenti atmosferici inquinati dai gas di scarico che con l'umidità si sono condensati sulle
pareti come soluzioni acide ed hanno agito da disgregatori della pasta cementizia originaria. A questo si è aggiunto il
processo di carbonatazione che nel tempo è penetrato nella massa del calcestruzzo fino a decine di centimetri alterando le
sue originarie caratteristiche di resistenza ed omogeneità"; -"in alcuni casi, per il momento non molto diffusi, la faccia
interna del rivestimento si presenta completamente disgregata e interessata da distacchi di calcestruzzo in calotta e ai
piedritti"; *"in ragione del grado di ammaloramento riscontrato si potrà arrivare ad asportare da un minimo di 7 cm ad un
massimo di 40 cm." -''Un ulteriore fattore di degrado è dipeso dall'assenza dell'impermeabilizzazione a tergo del
rivestimento in calcestruzzo, che al tempo del progetto e della realizzazione dell'autostrada A24 e A25 (anni 60-70) non
veniva utilizzata come misura volta a garantire una maggiore durabilità del rivestimento. E' accaduto quindi che la
progressiva diffusione di fessure da ritiro sul rivestimento, che si sono allargate con il tempo, fino a risultare passanti l'intero
spessore del rivestimento, come pure l'apertura dei giunti costruttivi, sempre a causa del ritiro, hanno determinato
l'incremento nel tempo delle infiltrazioni dell'acqua di falda che sono visibili come diffuse percolazioni riscontrabili
sopratutto lungo i paramenti ma anche in volta delle due gallerie. Questo ha determinato nei tratti in cui i rivestimenti sono
armati un incremento delle ossidazioni delle armature con conseguente rigonfiamento e distacco del copriferro.

 

In altri casi si osservano lesioni longitudinali continue che raggiungono i giunti fra blocchi di rivestimento. In alcune zone il calcestruzzo appare quasi privo di pasta cementizia probabilmente per effetto di un importante circolazione idrica in calcestruzzi già in origine molto porosi. In alcune zone il calcestruzzo appare quasi privo di pasta cementizia probabilmente per effetto di un'importante circolazione idrica in calcestruzzi già in origine molto porosi".

 

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