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Parco Sirente-Velino: ritirata la proposta di legge sulla riperimetrazione

Cgil Abruzzo: “Il Parco è un pezzo importante del nostro futuro, aumentano infatti i fondi europei destinati alle montagne e alle aree protette”


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REGIONE. Ieri mattina la Conferenza dei capigruppo in Consiglio regionale, presieduta dal vice presidente Giorgio De Matteis, dopo aver sentito l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, ha deciso di ritirare il progetto di legge regionale, presentato dal consigliere di Forza Italia Luca Ricciuti, sulla riperimetrazione del Parco Sirente-Velino.

 

Prima dell'inizio dei lavori della Conferenza dei capigruppo, Animal Amnesty aveva consegnato al vice presidente De Matteis le firme raccolte contro la decisione di ridurre l'area protetta del Parco.

 

La segreteria regionale della Cgil, poco prima della notizia del ritiro del disegno di legge, aveva ricordato la rilevanza del Parco Sirente-Velino, «l’unico parco regionale abruzzese che, dopo anni di faticoso rodaggio, ha guadagnato il consenso della maggior parte dei residenti nell’area tutelata, dove si iniziano a incassare i primi dividenti e i primi benefici di carattere economico che la valorizzazione di questi territori possono portare alle popolazioni che vi abitano e a tutto l’Abruzzo».

 

«D’altra parte che questo sia un pezzo importante del nostro futuro» si legge nella nota «lo dicono anche le previsioni dell’Osce e la stessa programmazione dei fondi europei per il 2014-2020, che aumenta le risorse destinate alla montagna e alle aree protette. Non a caso il tentativo del centrodestra regionale di ridurre la superficie del Parco è stato criticato da tanti amministratori locali (insieme alle migliaia di cittadini che hanno sottoscritto la petizione), i quali vedono tornare in auge metodi politici che credevano superati ma che invece sono stati ereditati da qualche consigliere regionale (e dalla sua parte politica) che evidentemente non riesce a raccogliere consenso se non ricorrendo ai “soliti sistemi”».

 

Ridurre l’area protetta, secondo la Cgil Abruzzo, equivaleva «a far tornare dentro questa “zona franca” coloro che si sono sempre opposti alla tutela della natura e a un nuovo modello di sviluppo. Porte aperte dunque ai cacciatori e alla speculazione edilizia, proprio le categorie (le doppiette e i palazzinari) che le zone protette e la maggior parte dei loro abitanti avevano allontanato per promuovere uno sviluppo turistico ed economico a vantaggio dell’intera comunità e non soltanto dei soliti noti».

 

«Insieme all’industria» concludono dal sindacato «questa regione può avere anche un secondo locomotore: la natura, il paesaggio e l’arte: ma per crescere non bisogna lasciare le zone interne agli speculatori e ai cacciatori». (Mc.dB.)