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Wilderness: per l'orso spesi 15 milioni di euro e zero risultati ottenuti

Zunino duro con i professionisti delle ricerche, tanti soldi spesi per assicurare lauti compensi e "scoprire l'acqua calda"


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«15 milioni di euro non sono stati sufficienti. Li hanno spesi per studiare l’orso marsicano negli ultimi dieci anni Corpo Forestale dello Stato, Ministero dell’Ambiente, Regioni Abruzzo e Lazio, Parco Nazionale d’Abruzzo, Università La Sapienza, Unione Europea, WWF ed anche una filantropa cittadina americana. Risultati ai fini della sua protezione? Zero». È questa la denuncia di Franco Zunino, segretario generale dell’Associazione Italiana Wilderness, nonché uno dei primi studiosi sul campo dell’orso marsicano

 

«Ora le ricerche sono state chiuse» continua Zunino «l’orso non è stato salvato, ma certamente sono stati creati, almeno di fatto, numerosi posti di lavoro per ricercatori e devoluti lauti stipendi per i coordinatori». Un “un vero affare” secondo il segretario dell’AIW che, ironicamente, aggiunge: «Allora bisogna inventarsene altre di ricerche».

 

Domani, intanto, ci sarà una nuova riunione a Roma, sempre allo scopo di trovare soluzioni che possano impedire l’estinzione dell’orso marsicano, ormai ridotto, secondo le stime, a meno di 50 esemplari sparsi in tutto il centro Italia. L’obiettivo è quello di creare una banca del seme, una conservation breeding. «L’idea certamente finirà per piacere ai politici» attacca Zunino «che quando sentono odore di soldi sono sempre disposti a finanziare qualsiasi iniziativa, specie se l’impegno è astruso ed è poco chiaro a chi dovrebbero andare i soldi. Le ragioni non le diciamo, ma sono intuibili. Intanto urge rimettere in ballo la giostra».

 

«Eppure» prosegue «non si riescono a trovare poche decine di migliaia di euro annui da adibire alla semina di terreni per coltivazioni a perdere a favore dell’orso. Per non parlare del pagamento dei danni di lupi ed orsi almeno nell’area dei Parchi abruzzesi, in cui la predazione del lupo finisce per aiutare indirettamente anche l’orso. Troppo semplice, troppo banale, troppo ovvio, troppo popolare, troppo rurale e troppo ragionevole».

 

Il segretario di Wilderness critica poi gli studi universitari in materia: «In Trentino hanno addirittura fatto “quattro anni di ricerche e 256 interviste in 400 pagine” per scoprire l’acqua calda, ovvero che l’orso è timoroso dell’uomo. Siamo al colmo, se non al ridicolo. E allora avanti con la conservation breeding. Se non altro avremo un bel po’ di orsi domestici, qualcuno li chiamerà poi “problematici”, certi che per introdurli nell’ambiente e risolvere i loro problemi – per questo hanno già creato un team, educato a suon di professori e corsi di studio – saranno poi stanziati altri soldi».

 

Zunino, sostenendo che l’Associazione Italiana Wilderness, sia più semplice, pratica e ragionevole, chiarisce quali siano le iniziative che andrebbero adottate: «Un severo controllo turistico, con chiusura assoluta a tutti, di non pochi territori selvaggi da riservare all’orso, senza deroghe di sorta. La coltivazione cospicua di terreni agricoli, oggi praticamente tutti in abbandono, con colture a perdere, da difendersi con la realizzazione di “recinti finamore”. L’incentivazione della pastorizia ovina, oggi sempre più abbandonata o proibita, possibilmente con iniziative di diretta gestione da parte degli apparati pubblici, con pagamento rapido dei danni e rimborso agli allevatori di tutte le perdite dirette e indirette di lupi ed orsi. Il controllo severo, con drastica riduzione delle presenze, del cinghiale, ma anche del cervo, nella zona del Parco e nelle sue aree circostanti. Il blocco assoluto di ogni progetto di sviluppo urbanistico al di fuori delle zone abitate e abitabili, ovvero le zone D del Parco, nell’area di habitat primario dell’orso». (Mc.dB.)