C’è grande preoccupazione nella Marsica per il destino del settore microelettronico. La “vertenza infinita” Micron continua a tenere banco e suscita apprensione in centinaia di famiglie. I sindacati scrivono al Premier Matteo Renzi e chiedono attenzione del nuovo governo sulla Micron e più in generale sul rilancio di un settore strategico qual è quello della microelettronica. Il campanello d’allarme, l’ennesimo, è stato il taglio degli esuberi da parte dell’azienda. Le parti sociali non ci vedono chiaro e chiedono al Governo di convocare un tavolo per il rilancio del settore della microelettronica.
“Le organizzazioni sindacali richiedono un incontro urgente – si legge nella nota firmata da Fiom-Cgil, FimCisl e Uilm Uil - per affrontare la grave situazione determinatasi alla Micron e in tutto il settore della microelettronica, a seguito della procedura di licenziamento collettivo aperta dalla multinazionale americana per 419 tecnici e ricercatori sui 1.028 dipendenti, che rischia di concludersi il 7 aprile prossimo con l’attivazione dei licenziamenti”. Ed ancora: “la scelta dell’azienda sembra preludere ad un disimpegno industriale e mette a rischio alte competenze e professionalità consolidate e la presenza stessa del nostro Paese in un settore ad alta tecnologia, strategico per lo sviluppo di tutta l’industria manifatturiera. Il settore della microelettronica è oggi presente con pochi importanti gruppi, tra cui la St Microelectronics, che vede una partecipazione di controllo paritetica del Ministero del tesoro italiano e del Fondo strategico d’investimento francese. Riteniamo necessario un intervento urgente per assicurare la salvaguardia dell’occupazione e impedire la dispersione di competenze e di know how, anche attraverso l’azione diretta di St Microelectronics e delle altre aziende del settore. Occorre indirizzare positivamente le strategie di sviluppo del ramo industriale a più alto valore tecnologico del nostro Paese in linea con i programmi europei per il rilancio dell’industria manifatturiera”. La Marsica rischia l’ulteriore depotenziamento di un settore che, in altri paesi, cresce e prospera grazie al sostegno di efficaci politiche industriali regionali e statali. Politiche industriali praticamente sconosciute alla Giunta Chiodi ed ai governi Monti e Letta. Si spera ora nel nuovo Governo.