Potrebbe essere una foto della festa che ad Avezzano si tiene il 26 aprile sera in onore della Madonna di Pietraquaria.
Potrebbe, ma non è: la foto è quella della Notte di Valpurga, notte scandinava che festeggia la fine dell'inverno, tra il 30 aprile e il 1 maggio.
Il parallelo è curioso, per due notti che nel loro folklore si assomigliano. Eventi seguiti, sentiti e che rafforzano i legami della comunità.
La notte di Valpurga è ben più antica dell'usanza tutta avezzanese di accendere falò in onore della Madonna di Pietraquaria: le sue origini affondano nel paganesimo, quando era importante recidere il legame con l'inverno per far posto alla primavera.
Con l'avvento del Cristianesimo, ritenendo che in questa notte spiriti e streghe si riunissero, si iniziò a legare a questa festa la Santa che oggi dà il nome alla ricorrenza: Valpurga, l'unica che avrebbe allontanato gli spiriti e protetto contro le malvagità. Ella fu una religiosa di origini anglosassoni vissuta prevalentemente in Germania.
In Svezia, dove la notte è particolarmente sentita, nei falò si bruciano le potature e gli scarti dei giardini: tutto per far spazio e luce alla primavera che arriva. Si intonano canti, si sta insieme, si socializza e si festeggia.
La festa prevede canti e balli, rinfreschi a base di uova e schnapps e l'accensione di falò; a Stoccolma, per esempio, è usanza partecipare ad una processione, e poi si finisce davanti al fuoco gigante (solitamente acceso alle ore 21.00) a bere birra e a stare insieme.
Curioso,vero?
Ludovica Salera