Cronaca 08:47

Ticket mensa. Bagarre in Comune

Ticket mensa. Bagarre in Comune


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AVEZZANO. Un centinaio di genitori hanno affollato ieri sera, la sala conferenze del Comune, per partecipare all’incontro indetto dal vicesindaco Nando Boccia, per trovare “un punto di incontro” sui ticket mensa.

 

In realtà, la riunione sarebbe dovuta essere la tregua nella battaglia Comune-genitori, ma così non è stato.  

 

E così, nel giorno in cui in Italia si è indetto il lutto nazionale per gli oltre cento morti, nelle acque di Lampedusa, di gente che sulla terra non ha avuto la possibilità nemmeno di vivere “la speranza”. E nel giorno in cui c’è chi ancora vive, ad Avezzano, dentro un’auto, perché ha perso il lavoro e non può più godere nemmeno di un vano di casa, dove la sera rincasare e vivere il sorriso di un figlio che ti accoglie.

 

Al Comune di Avezzano un centinaio di adulti, tra uomini e donne, hanno urlato, inferociti, contro l’amministrazione, per rivendicare il diritto di far mangiare i propri figli, a mensa, al prezzo che dicono loro. Punto. E basta. Una polemica feroce e senza possibilità di dialogo, innescata su 10, 20 centesimi, in più o in meno.

 

E’ vero, il Comune ha aumentato i prezzi: 50 centesimi per la terza fascia e un euro per la quarta. Ma lo ha fatto chiedendo ai cittadini di rispettare un principio di solidarietà sociale, che chiede di allungare la mano verso chi ha più bisogno. E così chi sta nella prima fascia, non paga nulla, chi sta nella seconda paga 2.64 euro, chi nella terza 3.73 e chi nella quarta 4.23. Al terzo figlio rimane l’agevolazione di 1.60. Il tutto a pasto, naturalmente.

 

 

Questa, dunque, la nuova proposta dell’amministrazione, che decide di fare un passo indietro e di agevolare quella fascia che va a coprire circa l’80% delle famiglie che usufruiscono del servizio mensa. E cioè alzare la soglia della terza fascia (quella che ora è compresa tra i 12.544 e i 15mila euro secondo il parametro del reddito Isee) da 15 mila e 21mila euro. E abbassare, sempre per la stessa fascia l’importo di qualche centesimo, anche fino a 3.50 euro (al posto dei 3.73 attuali). Il tutto, però, da gennaio, considerato che prima non si può intervenire in nessun modo, perché la proposta deve passare prima il vaglio del consiglio comunale. Quindi di tratterebbe di aspettare 3 mesi. Per una spesa, di chi è alla quarta fascia, quella oltre i 15mila euro di reddito Isee, di circa 20 euro.

 

 

E nessuno si aspettava che, ancora una volta, i genitori dicessero “no”.

 

La loro proposta, condivisa quasi da tutti: far pagare a tutti, quindi anche a chi ora non paga, o paga 2.64 euro a pasto, il prezzo unitario di 3 euro. Secondo il principio che chi non lavora, non ha necessità di far mangiare i figli a scuola. E non riconoscendo l’ora mensa come un’ora educativa, cosa che è, dove i bambini imparano a mangiare. Non interessa nemmeno che chi l’anno scorso ha perso il lavoro, avrà deroghe che permettono di essere inseriti nelle fasce più basse.

 

E da lì, bagarre. Non è servito nemmeno che l’amministrazione spiegasse che lo Stato quest’anno nelle casse comunali, a seguito della spending review, ha erogato 4milioni e mezzo di euro in meno.

 

 

Quindi il Comune non può permettersi di coprire gli oltre 700mila euro della spesa per la mensa scolastica, se non per il 46% (rispetto al 55% dell’anno scorso). Fatto sta che la cosa, però è stata comunicata a soli 6 giorni dalla partenza del servizio.

 

All’incontro era stata chiamata anche Valentina Savina, responsabile dell’area mensa della ditta Essebi, intervenuta per illustrare la proposta di nuovi menu, presentata alla Asl.

Savina ha solo potuto introdurre l’argomento. Alle stesse mamme che dicono che non è che tutte le mattine si possono alzare alle sei per fare il cestino, il servizio mensa, così organizzato non piace.

 

Nonostante la commissione mensa, composta anche da alcuni genitori e rappresentanti d’istituto, fosse presente e abbia dichiarato che nessuna irregolarità è mai stata rilevata.

 

Cosa succede ora?

I bambini che mangiano a scuola devono arrangiarsi. Tra panini, cestini e vassoi. Chi mangerà una cosa, chi un’altra. (m.t.)


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