Lavoro

Pittini, i sindacati accusano la Regione

Pittini, i sindacati accusano la Regione


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CELANO. Non sembra volgere verso il meglio la situazione della Pittini di Celano. Tanti i dubbi e le preoccupazioni sul futuro dell’azienda, poche le certezze e tutte negative: il gruppo dirigenziale continua a rifiutare un incontro e gli operai non hanno ricevuto i loro stipendi.

 

Intanto il 15 ottobre è stata discussa in consiglio regionale una risoluzione urgente sulla crisi occupazionale dell’ex Maccaferri. Primo firmatario Giuseppe Di Pangrazio, seguito dal resto dei consiglieri regionali provenienti dalla Marsica.

 

«La risoluzione, composta da due punti, è stata approvata solo in parte» dichiara il consigliere Di Pangrazio che ha raggiunto gli operai a Celano. «Come prima cosa, avevamo chiesto al presidente Chiodi di attivare il governo regionale per delle azioni volte a far sedere la Pittini al tavolo delle trattative. Avevamo poi invitato il governatore ad impegnarsi, anche tramite un suo delegato, ad istituire un gruppo di lavoro per affrontare una vertenza tanto delicata». «Al tavolo operativo» continua il consigliere «dovrebbero sedere il sindaco di Celano, deputato e responsabile regionale del suo partito, il sindaco di Avezzano, i consiglieri regionali della Marsica e le organizzazioni sindacali».

 

Il consiglio regionale, però, ha accettato solo in parte la risoluzione. Accolto il primo punto, rifiutato il secondo. «Il presidente Chiodi» rivela Di Pangrazio «ci ha detto di non poter salire sul campanile di ogni terreno di lotta dell’Abruzzo». «La vertenza della Pittini, però, non ha un carattere territoriale» ribadisce il consigliere regionale che lamenta «una totale assenza, in Regione, di un punto di coordinamento che si possa attivare in momenti di crisi industriale come questi. Una tale organizzazione permetterebbe di prendere in tempo queste situazioni e trovare soluzioni più rapide ed efficaci».

 

Tanta delusione anche nelle parole dei rappresentanti sindacali che denunciano l’indifferenza e il disinteresse del governo regionale.

«Benché prima del consiglio regionale avessimo parlato proprio con il presidente del consiglio Nazario Pagano, al momento della votazione la risoluzione ha avuto una evidente battuta d’arresto» commenta Antonello Tangredi di Cisl-Fim. «Quello speso con Pagano è stato praticamente tempo perso. Avevamo chiesto al governo regionale di tentare un contatto anche con Debora Serracchiani, presidente della Regione Friuli, ma nulla di quello che abbiamo detto è stato raccolto». Fortemente critico il segretario di Cisl: «Questa assemblea regionale si preoccupa, giustamente, di risanare i conti della sanità, ma non pensa affatto all’industria, e questo è un fatto grave. Ci sembra si pensi solamente ai problemi della costa. Siamo messi davvero male sotto il profilo dell’industria, ma a nessuno interessa che le fabbriche chiudano. Noi siamo qui, davanti ai cancelli, da oltre 20 giorni per difendere quella che, a differenza di quello che qualcuno ha detto in consiglio regionale, non è affatto una vertenza solo territoriale».

 

«Abbiamo riscontato una totale assenza della regione» aggiunge Alfredo Fegatelli (Cgil-Fiom). «La vicenda della Maccaferri è solo l’inizio di quella che è una crisi che si sta espandendo in tutto il territorio marsicano» continua Fegatelli «e abbiamo una classe politica assente, incapace di dare delle risposte e che aiuta solo con gli ammortizzatori sociali. Non esiste più un’azienda che possa andare avanti facendone a meno. Ci sono quasi 600 persone che stanno perdendo il lavoro. Le organizzazioni sindacali dovrebbero quindi pensare ad una mobilitazione generale della Marsica. Dobbiamo tenere alta la tensione perché credo che la crisi della Marsica sia la più disastrosa della regione Abruzzo».

 

«La politica regionale» conclude Michele Paliani (Uil-Uilm) «è completamente assente. Comprendo che il nostro territorio sia devastato e, quindi, che questa della Pittini sia l’ennesima vertenza. Ma se tutti fanno finta di nulla, se si continua così, non vedo come possa esserci un futuro. Non c’è prospettiva per i nostri figli».

 

A questo punto gli operai della trafileria celanese si sentono sempre più delusi e amareggiati dalla politica che non si cura della loro condizione e, anzi, aumenta la loro indignazione. «Quando siamo andati all’Aquila» chiosa un lavoratore «abbiamo visto solo auto da oltre 60mila euro e nient’altro».

 

 

Maria Caterina De Blasis